Acqua: la sfida dei cambiamenti climatici in Libano


Acqua per la diversità biologica e per le persone: l’impegno di Istituto Oikos e Al-Shouf Cedar Society nella Riserva della Biosfera dello Shouf

La Riserva della Biosfera dello Shouf, in Libano, ha un ricchissimo valore ambientale, economico e culturale. Ricopre il 5% della superficie del paese, ed è la più grande area protetta del Libano. Un’enorme ricchezza per la popolazione dell’intero Paese perché fornisce acqua, materie prime e terra fertile. 
Dal 2018 Istituto Oikos con il progetto STONE collabora con la Al-Shouf Cedar Society, l’ente gestore della Riserva, per promuovere un turismo sostenibile e valorizzare le tecniche agricole tradizionali, mettendo in campo anche delle misure di conservazione dell'acqua e opere per la salvaguardia del territorio dal dissesto idrogeologico.
In occasione della giornata mondiale dell’acqua abbiamo intervistato Marco Pagliani, Senior Technical Advisor della Al-Shouf Cedar Society, per capire come i progetti all’interno della Riserva aiutino a proteggere questa vitale risorsa.


Quali sono le risorse idriche della Riserva della Biosfera dello Shouf?


Lo Shouf è una montagna, infatti in arabo shouf vuol dire “vista”, perché dalla sua cima i panorami si estendono dal Mar Mediterraneo al confine siriano. Da qui nascono una serie di piccoli fiumi che arrivano velocemente al Mar Mediterraneo. Il versante occidentale include tre principali bacini fluviali, Damour, Beirut e Awali, mentre il versante orientale, più arido, fa parte del bacino del fiume Litani. Tutti i fiumi della riserva, seppur piccoli, hanno una grande importanza perché riforniscono di acqua quasi tutto il Paese, compresa la capitale Beirut, e sono essenziali per l’irrigazione dei campi agricoli. 
Dal 2012 la Al-Shouf Cedar Society lavora sulla gestione adattativa delle risorse naturali della riserva, cioè una gestione che tiene conto delle previsioni di cambiamenti climatici. Nel corso degli anni abbiamo collaborato con le comunità locali e partner internazionali, tra cui anche Istituto Oikos. La maggior parte del lavoro finora è stato fatto sul restauro e sulla gestione forestale ma dal 2015 abbiamo iniziato a dedicarci anche all’acqua. 

 

Quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici più evidenti in quest’area?


In generale abbiamo notato un aumento delle temperature come nel resto del mondo. Sono stati poi condotti numerosi studi specifici sulle risorse idriche nella regione dello Shouf, che sono confluiti in un unico documento ufficiale della Riserva, il Freshwater Assessment Report (FAR). Grazie all’analisi dei dati meteorologici disponibili abbiamo notato l'esistenza di significative variazioni annuali delle precipitazioni. Gli eventi piovosi sono sempre più violenti e concentrati, la stagione secca è sempre più prolungata, la quantità di neve e la sua permanenza, molto importanti in questa zona, stanno diminuendo. Grazie a tutti questi dati e a delle indagini sul campo, realizzate all’interno del progetto Mediterrean Mosaics, la Al-Shouf Cedar Society ha quindi individuato delle misure da attuare per tutelare le risorse idriche.


Quali interventi individuati nel FAR sono già stati attuati?


La lista dei suggerimenti è molto lunga. Per ora sono stati realizzati solo alcuni interventi pilota, ma il documento è comunque una linea strategica della Riserva per lo sviluppo di nuovi progetti. Le azioni prevedono la creazione o il restauro di bacini idrici artificiali, la stabilizzazione di corsi d’acqua attraverso strutture di prevenzione dell’erosione, la riabilitazione delle sorgenti. La filosofia di tutti questi interventi è quella di partire da strutture già esistenti e recuperarle. È una vera e propria unione di tradizione e tecnologia innovativa. Non solo, gli interventi mirano ad aumentare la disponibilità di acqua sia per la diversità biologica che per le comunità locali, favorendo per esempio lo sviluppo di attività sostenibili in campo agricolo. Qui entra in gioco il lavoro di Oikos e del progetto STONE. Uno degli interventi del progetto è stata infatti la creazione di un bacino artificiale utilizzato sia dalla fauna selvatica che per l’irrigazione delle terrazze agricole.


Il recupero dei terrazzamenti previsto dal progetto ha a che fare con la gestione dell’acqua?


Certo, tutto è collegato. Tutti gli interventi di gestione messi in campo si basano sulla visione che la Riserva ha del territorio. A livello agricolo il pilastro fondamentale è favorire il più possibile delle forme di agricoltura tradizionali che permettano la coltivazione di prodotti e varietà antiche di alto valore economico, ma che tutelino allo stesso tempo le risorse naturali, in primis l’acqua e il suolo. I terrazzamenti sono una misura molto efficace contro l’erosione del suolo e consentono una migliore ritenzione di nutrienti nel terreno, migliorando così le rese agricole. Permettono inoltre il mantenimento della diversità biologica nelle aree agricole.


Quali sono le principali sfide per il futuro?


Finora sono state realizzate poche opere e localizzate in soli tre dei ventidue municipi che fanno parte della riserva. Vorremmo mettere in campo interventi più ambiziosi, a livello di bacino fluviale. Per questo stiamo lavorando proprio con Istituto Oikos ad altri progetti per implementare nuove azioni previste dal FAR. I lavori che vorremo intraprendere riguardano il risparmio dell’acqua in attività agricole e l’esportazione in Libano di buone pratiche e modelli di pianificazione partecipata della gestione dell’acqua, i cosiddetti “contratti di fiume”, già usati all’interno dell’Unione Europea. Una sfida che ci permetterebbe di coinvolgere tutti i soggetti interessati nella gestione di un bene comune ed essenziale come l’acqua.
 

Foto di copertina: © Shouf Biosphere Reserve

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