Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy qui. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito. X

Quando accendere la luce minaccia la biodiversità


Le fonti luminose artificiali aumentano del 6% ogni anno, causando disequilibrio negli ecosistemi, negli animali selvatici e nei ritmi circadiani umani. Una vera fonte di inquinamento, da sempre troppo sottovalutata

Con lo sviluppo delle comunità umane e la diffusione dell’energia elettrica a corrente alternata alla fine del XIX secolo, la luce artificiale ha modificato sempre più la luce naturale. Oggi, l’83% della popolazione mondiale vive sotto un cielo più luminoso del 10% rispetto a quello naturale (Fabio Falchi, 2016). Abbiamo creato il fenomeno dell’inquinamento luminoso. L’Europa detiene il triste primato di area più colpita, con l’Italia in prima linea: osservare un cielo stellato dal nostro Paese sarà sempre più difficile e meno emozionante: la luce artificiale delle città, delle industrie e delle strade oscura quella delle stelle.

Dall’astronomia i primi studi sui danni delle fonti luminose artificiali

I primi a interessarsi a questo fenomeno sono stati gli astronomi. Negli anni ’70 hanno cominciato a studiare i danni che l’inquinamento luminoso può provocare alla ricerca astronomica. Nel 1973 la Specola Vaticana ha realizzato una carta dello stato del cielo notturno in Italia, dalla quale è emerso che il bagliore delle città stava compromettendo la funzionalità di molti telescopi professionali. Allo studio, però, non sono seguite azioni concrete per ridurre il fenomeno. Negli USA, nel 1972, viene approvata la prima Ordinanza per la limitazione dell’inquinamento luminoso (nei territori di Tucson e Pima County) con lo scopo di tutelare l’Osservatorio Astronomico Federale di Kitt Peak. Ma non è stata adottata anche da altre contee o Stati e, negli anni, molti osservatori astronomici hanno dovuto ridimensionare le proprie attività a causa dell’inquinamento luminoso.

L’impatto sulla vita selvatica

L’impatto dell’uomo è una delle principali cause del declino mondiale della biodiversità. Tra le fonti di inquinamento da noi causate, quello luminoso rappresenta un problema globale in aumento.
La luce, in particolare il ciclo giorno-notte naturale, ha un ruolo fondamentale nel regolare i tempi dell'attività biologica. Eppure oggi, in ogni parte del Pianeta, le emissioni dirette di luce notturna artificiale influenzano notevolmente tali cicli. La prima analisi che valuta in modo generale e globale gli effetti di questo impatto è di Dirk Sanders et al. (2020). Questo studio conferma che l'esposizione alla luce artificiale durante la notte interferisce sulle attività quotidiane di molti animali e dell’uomo. Le interferenze risultano particolarmente rilevanti sui livelli ormonali, sull’orario di inizio dell'attività quotidiana nelle specie diurne, sulla quantità della prole, sulla predazione (sia sulla terra ferma che in mare) e sulla comunicazione. 
Uno studio del 2009 (Emma Louise Stone, 2009) si è focalizzato in particolare sui pipistrelli che, essendo quasi tutti notturni, rappresentano i soggetti ideali per testare gli effetti dell'inquinamento luminoso. Gli scienziati hanno dimostrato sperimentalmente che, in presenza di fonti di luce artificiale, l'attività di ricerca di cibo del pipistrello ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposideros) si riduce drasticamente e che l'inizio della loro uscita dai rifugi è ritardata. L'inquinamento luminoso può avere impatti negativi anche significativi sulle rotte del volo dei pipistrelli. Questo interferisce con la caccia e quindi, potenzialmente, con la loro salute.

Gli impatti ecologici dell’inquinamento luminoso

I cicli giornalieri, lunari e stagionali della luce naturale hanno sempre guidato i ritmi della Terra. I ritmi circadiani hanno determinato lo sviluppo di tutti i fenomeni biologici. Tra questi i percorsi metabolici e fisiologici, il comportamento degli individui, la ricchezza delle specie e i cicli degli ecosistemi. Da quasi 150 anni, però, la luce artificiale notturna interrompe questi equilibri naturali e lo fa in due modi: tramite gli effetti diretti dell'illuminazione, ma anche indirettamente. La luce diretta infatti viene ulteriormente diffusa dalle molecole atmosferiche o dall’aerosol nell'atmosfera, creando un effetto di bagliore (effetto skyglow) che arriva a illuminare lo spazio in ogni direzione (Hopkins, 2013).
Tutti noi abbiamo in mente le immagini che mostrano l'estensione della luce artificiale notturna, dell'urbanizzazione e dei principali centri di popolazione umana. Una stima basata sulle immagini satellitari dice che tra il 18% e l'11% delle aree terrestri e lo 0,2% delle aree marine del globo sono interessate da inquinamento luminoso notturno, e che questo stia aumentando di circa il 6% all'anno.
I ricercatori hanno lanciato l’allarme: “Non ci siamo mai veramente preoccupati dell’impatto dell’illuminazione notturna, ma oggi dovremmo considerare l’emissione di luce artificiale alla stregua di qualsiasi altra forma di inquinamento” (K.J. Gaston).

Cosa possiamo fare?

Non possiamo certo tornare ad affidarci esclusivamente alla luce naturale, ma dobbiamo diminuire l'ampiezza e la forza degli impatti biologici ed ecologici che l’illuminazione artificiale provoca. Le soluzioni esistono. Possiamo, ad esempio:
• Limitare la luce artificiale ai luoghi, all’intensità e ai tempi strettamente necessari per ridurne al minimo gli impatti.
• Utilizzare luci attivate dal movimento, aggiungere delle coperture per schermare le lampadine e dirigere la luce dove necessario (e non verso il cielo). 
• Regolare il tipo di luce utilizzata (l’intensità, la frequenza e il colore) in modo da scegliere quelle con meno probabilità di creare danni agli ecosistemi, alla fauna selvatica e alla nostra salute.


Riferimenti
Dirk Sanders, E. F. (2020). A meta-analysis of biological impacts of artificial light at night. Nat Ecol Evol. doi:https://doi.org/10.1038/s41559-020-01322-x
Emma Louise Stone, G. J. (2009). Street Lighting Disturbs Commuting Bats. Current Biology, 19(13), 1123-1127. doi:https://doi.org/10.1016/j.cub.2009.05.058
Fabio Falchi, P. C. (2016). The new world atlas of artificial night sky brightness. Science Advances, 2(6). doi:10.1126/sciadv.160037
Hopkins, K. J. (2013). The ecological impacts of nighttime light pollution: a mechanistic appraisal. biological Reviews, 88(4), 912-927. doi:https://doi.org/10.1111/brv.12036
Kevin J. Gaston, M. E. (2015). The biological impacts of artificial light at night: the research challenge. Phil.Trans. R. Soc. B, 370 (1667).

X
Iscriviti alla nostra newsletter

Sei interessato alle nostre attività?
Iscriviti alla nostra newsletter qui.