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Donne per l'ambiente


8 marzo: una data per ricordarci chi sono le più preziose alleate nella lotta ai cambiamenti climatici

Nei paesi del Sud del mondo, le prospettive di inclusione sociale e di un’occupazione che garantisca un reddito stabile sono per le donne, soprattutto se madri, molto scarse. Eppure sono proprio loro le vere custodi dei valori più autentici, coloro che possono promuovere il cambiamento. 
Ne parliamo con Rossella Rossi, presidente e fondatrice di Istituto Oikos.

È difficile rassegnarsi a vedere quanto il quinto Obiettivo di Sviluppo Sostenibile “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze” rimanga ancora una chimera lontana. Un ritardo che pagheremo tutti molto caro: anche in termini ambientali.

 

Esiste un legame tra uguaglianza di genere e tutela dell’ambiente?

 

Certamente. Le donne sono le principali alleate della comunità globale nella lotta ai cambiamenti climatici. E potrebbero svolgere un ruolo ben più rilevante nel riuscire a contenere il riscaldamento globale sotto la soglia critica di 1,5 gradi. Una sfida difficilissima da vincere, definita dagli accordi di Parigi del 2015 e condivisa dal mondo scientifico. Sappiamo di avere solo 12 anni di tempo per cambiare seriamente rotta. Un obiettivo che non può essere raggiunto senza riconoscere alle donne un ruolo di maggiore responsabilità e partecipazione ai processi decisionali. A tutti  i livelli.

Sappiamo che il cambiamento climatico ha un grande impatto sulle popolazioni rurali di tutto il mondo, che basano il proprio sostentamento sui prodotti della terra e devono fare i conti con siccità, inondazioni, uragani, erosione. 
400 milioni di donne in tutto il mondo producono il cibo per tutti. Conoscono i bisogni della terra, portano in dote le conoscenze delle tradizioni e delle pratiche locali, hanno grandi responsabilità all’interno della famiglia e delle comunità. Per questo possono svolgere un ruolo importante per riuscire a essere meno vulnerabili agli impatti del clima che cambia.

 

È passato solo qualche mese dall’ultima conferenza delle Nazioni Unite sul clima, in questa occasione le donne sono riuscite a far sentire la loro voce?

 

A Katowice, nel corso della COP24 che doveva rendere operativi gli accordi di Parigi, chiusa nel dicembre scorso, dopo due settimane di intensi negoziati, la rappresentanza delle donne ha espresso tutta la sua insoddisfazione nel vedere come ancora il ruolo delle donne e delle comunità non sono tenuti nella giusta considerazione. 
I dati sulla condizione femminile nel mondo sono infatti scoraggianti: nonostante il 60% delle donne in Asia meridionale e il 70% in Africa sud-sahariana siano impiegate in agricoltura, solo il 10% ha chiari diritti di proprietà sulla terra. Eppure, avere certezza dei propri diritti avrebbe un’influenza importante sui risultati del lavoro e sulla serenità. In Nepal, i bambini le cui madri posseggono la terra hanno il 33% in meno di possibilità di essere sottopeso. In Rwanda le donne proprietarie della propria terra sono molto più inclini a cimentarsi con pratiche innovative di conservazione dei suoli.

 

Qual è l’impegno di Oikos per le donne?

 

Nei progetti di Oikos c’è sempre un’attenzione all’empowerment femminile. Questo perché crediamo che garantire alle donne possibilità di formazione e di integrazione sia il motore per lo sviluppo di comunità più eque e sostenibili. In Tanzania, Mozambico e Myanmar supportiamo le donne nell’avviamento di attività economiche. Da oltre vent’anni ci impegniamo nel supporto della comunità Maasai, tra gli esempi di successo ci sono le iniziative Maasai women art, S.A.F.E. Gardens e Investing in Maasai Women. Investire sulle donne vuol dire investire nel futuro dell’intera comunità. 


In occasione di questa giornata che augurio fa Oikos per il futuro delle donne?

 

La festa della donna è la giornata in cui ribadiamo a gran voce il nostro auspicio: che le donne possano avere le stesse opportunità e diritti, anche nelle zone più remote del mondo.

Qualcosa deve cambiare. E in fretta. Ci auguriamo che ogni anno l’8 marzo possa servire a festeggiare un numero crescente di donne al mondo che ereditano terra e non la povertà dai propri genitori. Che la loro voce venga ascoltata. Che la loro esperienza venga valorizzata. Le donne stesse, le loro famiglie e il mondo intero ne trarrebbero un immenso vantaggio.

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