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Ecosistemi da proteggere insieme


In occasione della Giornata mondiale delle zone umide, uno sguardo da vicino su alcuni degli ambienti più importanti, ma anche tra i più a rischio, del pianeta.

Il 2 febbraio 2019 è una giornata importante per noi di Oikos, per chiunque abbia a cuore la difesa dell’ambiente e, di conseguenza, del nostro futuro. In quella data ricorre infatti la Giornata Mondiale delle Zone Umide, istituita per diffondere la conoscenza di habitat fondamentali per la salute dell’uomo e del pianeta, e sollecitare la partecipazione attiva dell’intera comunità per tutelare ecosistemi a rischio.
Abbiamo intervistato Stefania Mazzaracca, biologa di Istituto Oikos, per conoscere un po’ più da vicino questi ambienti rari e preziosi.

Che cosa sono le zone umide? 
Si tratta di ambienti unici, con due caratteristiche fondamentali che li rendono altamente produttivi: la presenza di acqua e di una ricca vegetazione acquatica. Sono aree di prati umidi, paludi, torbiere o aree inondate, con acque ferme o in movimento; possono essere dolci, salmastre o salate, comprese le zone di acqua di mare la cui profondità a marea bassa non superi i sei metri.

Perché sono importanti?
La particolarità e la ricchezza di questi ambienti li rende preziosi, ma a volte sottovalutati. Forniscono servizi ecosistemici essenziali come la regolazione dei flussi idrologici, la depurazione delle acque, il controllo dell’erosione del suolo, la mitigazione dei cambiamenti climatici (attraverso l’assorbimento della CO2  presente nell’atmosfera), la tutela della biodiversità. Sono inoltre ambienti accessibili, ideali per attività di educazione ambientale e turismo naturalistico, che contribuiscono a promuovere rispetto e amore per la natura. 

Quali sono le più gravi minacce per la sopravvivenza delle zone umide e cosa comporta la perdita di questi ambienti?
Lo stato di conservazione di questi ecosistemi e, di conseguenza, delle specie che li abitano, è a rischio in tutto il mondo. Solo in Europa, nell’ultimo secolo, è scomparso il 90% delle aree umide e l’Italia è tra i paesi che ha registrato le maggiori perdite (66%).

Dal 1950 la perdita di habitat procede a un ritmo mai verificatosi prima nella storia a causa di urbanizzazione e agricoltura. Foreste, zone umide e altri ambienti naturali hanno lasciato spazio a strade, palazzi, campi coltivati. Insieme a loro abbiamo perso “servizi” essenziali, come l’immagazzinamento d’acqua, la protezione da alluvioni e inondazioni. 
Nel corso della storia le aree umide sono state prosciugate per lasciare spazio alle attività umane. A cominciare dall’agricoltura: le coltivazioni necessitano di grandi quantità di acqua che vengono prelevate dalla falda, abbassandola. È una risorsa fondamentale, ma può crearsi conflitto se utilizzata in modo non sostenibile.
Anche l’inquinamento, ovvero la contaminazione con agenti tossici di aria, acqua e terra, ha effetti gravi sulla salute e sulla funzionalità dei sistemi naturali e delle specie. L’impatto si può manifestare anche a grandi distanze dal luogo di contaminazione e a molti anni dall’esposizione.

Una delle più grandi, ma forse meno conosciute, minacce per la biodiversità a livello mondiale è l’immissione da parte dell’uomo, volontaria o involontaria, di specie aliene invasive nell’ambiente. Queste, infatti, entrano in competizione con le specie autoctone e ne mettono a repentaglio la conservazione.

I danni per la biodiversità globale, derivanti da tutti questi fattori, possono essere irreversibili. A questi habitat si stima infatti sia legato il 40% delle specie animali e vegetali totali. In Italia, ad esempio, più del 30% delle specie di uccelli è legato alle zone umide. Dati ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) evidenziano una situazione allarmante dello stato di conservazione delle specie legate all’ambiente acquatico: il 40% si trova in uno stato “inadeguato”, il 19% “cattivo”, l’11% “sconosciuto” e solo il 29% “favorevole”.
Moltissime specie a rischio di estinzione – tra cui invertebrati, pesci, anfibi, rettili, uccelli – hanno bisogno delle zone umide per sopravvivere. Per questo motivo è fondamentale mettere in atto strategie di prevenzione, mitigazione e adattamento che consentano il recupero di queste aree.

Cosa fa Istituto Oikos per contribuire a risolvere un problema di portata mondiale?
Lavoriamo per restituire all'ambiente aree umide del nostro territorio restaurandole, proprio come dei beni preziosi. In provincia di Varese nel corso degli anni abbiamo sviluppato progetti per ripristinare la connessione ecologica degli ambienti naturali, interrotta dalla forte urbanizzazione del territorio e dal degrado delle stesse aree umide. Per fare questo ci prendiamo cura di ogni singolo ambiente, su tutti i livelli:  risolviamo i problemi idraulici e di interramento, interveniamo sulla presenza di specie aliene, ripristiniamo gli ambienti in modo che possano ospitare anfibi, libellule e uccelli tipici delle aree umide. Nei nostri interventi lavoriamo a stretto contatto con la cittadinanza, cercando di rendere alcune aree accessibili per attività di educazione ambientale, in modo da rafforzare il legame che ci lega al nostro territorio. Con un obiettivo: proteggere la biodiversità locale. Tutelare  l’insieme di tutti gli organismi viventi è una responsabilità collettiva, perché anche noi ne facciamo parte. Significa prendersi cura anche del nostro futuro.

Il 2 febbraio è il giorno per ricordarsi che ognuno può fare la propria parte: apprezzando la bellezza del proprio territorio, condividendo informazioni, imparando ogni giorno qualcosa di nuovo sulla natura e le sue meraviglie. Puoi aiutarci a proteggere le zone umide della Lombardia supportando la nostra campagna: ogni contributo può fare una grande differenza!
 

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