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Siccità e deforestazione: un binomio fatale per l'Amazzonia pluviale nell'era del cambiamento climatico


Il bacino del Rio delle Amazzoni contiene la più grande foresta pluviale del mondo, ed è uno dei più importanti hotspot di biodiversità del pianeta Il taglio incontrollato degli alberi sta alimentando un circolo vizioso sempre più critico: un recente studio pubblicato su Science Advance conferma che questa è una delle cause principali dell’aumento della siccità che affligge la regione. Ma cosa sta accadendo davvero in uno degli ecosistemi più importanti della Terra? Ce lo ha raccontato la naturalista e giornalista Valeria Barbi in viaggio lungo la Panamericana per raccontare la storia più importante: quella del mondo naturale che lotta per la sua sopravvivenza

Se pensiamo che il termine “pluviale” deriva dal lat. pluvialis, “pioggia” non possiamo che stupirci nello scoprire che una foresta definita tale stia subendo uno dei peggiori periodi di siccità degli ultimi 120 anni. Le foreste pluviali sono infatti caratterizzate da un’elevata piovosità (precipitazioni annue oltre i 1 500 millimetri), ma dalla metà del 2023 la foresta pluviale amazzonica è in uno stato di eccezionale siccità: le scarse precipitazioni e le temperature costantemente elevate sono state una costante di tutto il 2023.
Il gruppo di ricerca della World Weather Attribution è giunto alla conclusione che la causa principale dell’eccezionale siccità nel bacino del Rio delle Amazzoni sia il cambiamento climatico, e non il verificarsi di El Niño, noto per essere associato alla siccità. Il gruppo si occupa infatti della “scienza dell’attribuzione”, un metodo che consente di attestare scientificamente se un dato evento climatico estremo rientra nella normalità oppure è da attribuire alla crisi climatica.
 

Gli effetti disastrosi della siccità sull’ambiente e sulla vita delle persone
Le conseguenze di tale calo idrico si riflettono in molteplici aspetti cruciali della vita nella regione, da quelli ambientali a quelli sociali. L'impatto sulla biodiversità è enorme. La riduzione dei livelli dei fiumi minaccia gli habitat naturali e la sopravvivenza di numerose specie animali e vegetali. Inoltre, il grande sistema fluviale alimenta porzioni significative dell’energia dei paesi colpiti: per esempio, il Brasile che fa affidamento sull’energia idroelettrica per l’80% della sua elettricità e la Colombia con il 79%, (USAids, 2018). La siccità sta influenzando in modo significativo anche la capacità delle dighe e quindi la produzione di energia, portando a interruzioni di corrente nella regione già nel giugno 2023. Sono colpiti anche i trasporti fluviali, con conseguenti fenomeni di isolamento delle comunità che vedono compromessa la loro capacità di comunicare e interagire con l'esterno.
Questo squilibrio ecologico rischia di alterare irreversibilmente gli ecosistemi fluviali amazzonici, con conseguenze a lungo termine ancora da valutare.
 

Più tagliamo la foresta più aumenta la siccità
Ma se tra siccità e perdita di vegetazione forestale ci fosse una relazione diretta che aumenta il possibile raggiungimento della soglia critica? Se lo sono chiesti gli autori di un recente studio pubblicato su Science Advance nel 2023 (Nils Bochow, 2023), che ha indagato le dinamiche che ci sono tra atmosfera e vegetazione. Gli autori hanno studiato come il sistema atmosfera-vegetazione amazzonico sia influenzato dalla perdita di porzioni di foresta dovuta a deforestazione, aumento della siccità e dalla frequenza degli incendi. Secondo i modelli degli scienziati, la perdita o il deperimento di ampie parti di foresta pluviale ha possibili impatti sulla circolazione dei monsoni con dirette conseguenze sui regimi pluviometrici. Raggiungere il punto critico di questa “accoppiata vegetazione-atmosfera” significa arrivare a condizioni più secche in cui probabilmente non potrebbe essere mantenuto stabile l’ecosistema di foresta pluviale. In pratica: più tagliamo la foresta più aumenta la siccità.
 

Un tipping point per l’Amazzonia
Negli ultimi 20 anni sono stati trasformati, principalmente in terreni agricoli e allevamenti, almeno 50 milioni di ettari di Amazzonia, un territorio più vasto dell’intera Spagna. Secondo un report dell'Amazon Network of Georeferenced Socio-Environmental Information (Praeli, 2022), oggi il 20% della foresta si è già modificato irreversibilmente e il 6% è altamente degradato. Dei nove paesi su cui si estende la foresta, le situazioni peggiori sono in Bolivia, dove le precipitazioni sono diminuite del 17% e la temperatura è aumentata di oltre 1°C, e Brasile con il 90% del danno. Il restante 10 % è diviso tra Perù, Colombia, Ecuador e Venezuela. 
La foresta amazzonica brasiliana, che ospita il 40% delle foreste tropicali del mondo, ha superato il punto critico, con una trasformazione del 25% e un elevato degrado del 9%. Ciò significa che il 34% dell’Amazzonia brasiliana è praticamente andato perduto. 

Le cause della deforestazione
Il cuore verde del nostro pianeta è sotto assedio, sono i dati a dircelo. Secondo il report, ben il 66% del nostro polmone verde è sottoposto a pressioni costanti, con l’84% della deforestazione attribuibile all’avanzare dei confini delle zone agricole che si espandono dietro al fronte degli incendi. Anche l'allevamento del bestiame, un'industria molto fiorente in Brasile, ha il suo ruolo nell'oscurare il cielo amazzonico, contribuendo a deforestazione e al 2% delle emissioni globali di CO2. Ma non finisce qui: l'estrazione mineraria, dilagante in tutti e nove i paesi della regione, tocca il 17% dell'area, mentre il petrolio si insinua, occupando il 9,4% del bioma.
L'Amazzonia è un tesoro che sta svanendo, minacciato dalle nostre attività. I dati sono chiari: se non agiamo ora, rischiamo di perdere per sempre uno degli ecosistemi più importanti del nostro pianeta. Questo significa che le foreste amazzoniche come le conosciamo potrebbero non esistere più e saranno sostituite da altri tipi di ecosistemi che non forniranno gli stessi servizi ecosistemici di cui disponiamo adesso.

Lungo la Panamericana per documentare la crisi ecologica
Tra i naturalisti e divulgatori italiani c’è però anche chi non si accontenta di leggere dati su report e decide di vedere, guardare con i propri occhi. È quello che ha fatto Valeria Barbi, naturalista, politologa e giornalista che da luglio 2022 sta percorrendo la Panamericana, conosciuta per essere la strada più lunga al mondo, con l’obiettivo di documentare la crisi ecologica e la perdita di biodiversità in 14 paesi, dall'Alaska all'Argentina. Giorno dopo giorno Barbi sta vivendo, o meglio, costruendo una storia: la nostra. Quella di uomini e donne che cercano di ricostruire il loro rapporto con il mondo naturale, e del mondo naturale che lotta per la sua sopravvivenza.
Il suo progetto “WANE-We Are Nature Expedition” (Barbi Valeria, Agati Davide documentarista e fotografo ufficiale, s.d.) è un reportage alla scoperta di specie animali e vegetali che rischiano di scomparire, un mondo naturale che si vede rubare un pezzo della sua identità giorno dopo giorno. Le abbiamo chiesto di raccontarci una piccola parte del suo viaggio e di quello che ha visto in Amazzonia:
"Nei mesi scorsi ho avuto l'opportunità di attraversare la regione amazzonica della Bolivia e dell'Ecuador per documentare alcuni degli impatti delle attività umane sulla biodiversità. Dal fitto della foresta si ergevano fasci di fumo, a dimostrazione che la pratica del “taglia e brucia” con cui si deforesta illegalmente per far spazio all'allevamento di bestiame, è ancora tristemente diffusa. Seppur parte dei metodi di coltivazione delle popolazioni indigene locali, questa tecnica è ormai sfruttata anche dai grandi proprietari terrieri, noncuranti della crisi climatica e della siccità che sta devastando la foresta e riducendo a dei rigagnoli i grandi corsi d'acqua che solcano la foresta pluviale più grande del Pianeta. E le conseguenze sono devastanti: a causa del fumo, il cielo è grigio per molti mesi l'anno e l'aria irrespirabile; le fasce più fragili delle popolazioni locali non possono più muoversi in barca, spesso unico mezzo di trasporto, per andare a prendere l'acqua potabile, o raggiungere le strutture scolastiche e ospedaliere; gli animali selvatici sono costretti a spostarsi per trovare l'acqua e spesso sono vittime di incendi incontrollabili a causa del vento forte, delle temperature roventi e della siccità". 

Un’altra minaccia per l'Amazzonia e il pianeta: i crimini contro le popolazioni indigene
L'aumento degli omicidi dei leader indigeni nella regione amazzonica costituisce una tendenza inquietante: riflettono non solo una crisi per le comunità indigene, ma anche una minaccia per tutti noi. Secondo il rapporto del Coordinamento delle organizzazioni indigene dell'Amazzonia brasiliana (COIAB) (Praeli, 2022), la deforestazione è strettamente correlata a questi attacchi mortali: un grave pericolo per gli ecosistemi e la sicurezza dei popoli indigeni.
Eppure, le foreste meglio conservate si trovano proprio nei territori indigeni. Questo conferma l'importanza delle conoscenze e della gestione tradizionale dei popoli indigeni per la conservazione dell'Amazzonia. Il rapporto propone una serie di soluzioni urgenti, tra cui il riconoscimento e la protezione dei territori indigeni, l'adozione di politiche forestali e la creazione di riserve indigene. È fondamentale coinvolgere questi popoli nel processo decisionale per affrontare la crisi climatica e fermare la deforestazione. Per raggiungere tali obiettivi, si suggerisce di cancellare il debito estero dei paesi amazzonici e coinvolgere il settore finanziario nel rispetto dei diritti indigeni e nella lotta contro la deforestazione. La partecipazione dei governi, degli alleati e di tutte le parti interessate è essenziale per proteggere gli ecosistemi e difendere i territori indigeni.

“Dobbiamo invertire questi effetti e ripristinare l’Amazzonia adesso, perché entro il 2030 potrebbe essere troppo tardi”, afferma Marlena Quintanilla, direttrice della ricerca presso l’organizzazione Friends of Nature (con l’acronimo spagnolo FAN) e ricercatrice principale del rapporto.
 

Riferimenti
Barbi Valeria, Agati Davide documentarista e fotografo ufficiale. (s.d.). https://www.wearenatureexpedition.org/project. Tratto il giorno febbraio 19, 2024 da wearenatureexpedition: https://www.wearenatureexpedition.org/
Nils Bochow, N. B. (2023). The South American monsoon approaches a critical transition in response to deforestation. Sci. Adv., 9(40).
Praeli, Y. S. (2022, ottobre 3). The Amazon will reach tipping point if current trend of deforestation continues. Tratto da news.mongabay: https://news.mongabay.com/2022/10/the-amazon-will-reach-tipping-point-if-current-trend-of-deforestation-continues/


 

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