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Api e altri impollinatori: il volo che sostiene il Pianeta


Gli impollinatori, anelli fondamentali delle reti trofiche e degli ecosistemi, sostengono la vita di 300 mila specie vegetali e la nostra. Alle numerose minacce per la loro sopravvivenza, oggi si aggiunge quella di un vero "alieno invasore", la vespa velutina

Prendemmo il sentiero degli alveari che d'estate impastano l'aria con un canto di fondo, basso sonoro di fabbrica che cava una goccia di miele da un giorno di fiori — Erri De Luca

È di 15 miliardi di euro il valore della produzione agricola annuale nell’EU direttamente attribuibile agli insetti impollinatori. Nella sola UE, circa l’84% delle specie coltivate e il 78% della flora selvatica dipendono, almeno in parte, da farfalle, imenotteri, coleotteri, pipistrelli e uccelli, mentre la parte che dipende esclusivamente dalle api è il 35%. Piccoli instancabili insetti che con il loro volo sostengono il Pianeta intero, al punto che, se immaginassimo il mondo senza api, vedremmo sparire la maggioranza degli alimenti che ogni giorno portiamo in tavola e oltre 300.000 specie spontanee (Nick Hanley 2015) (Leonhardt S. D. 2013).
Oggi la loro sopravvivenza è minacciata dall’agricoltura intensiva e l’uso di pesticidi che impoveriscono la biodiversità, dai cambiamenti climatici che possono modificare i tempi delle fioriture e dalla trasformazione dell’uso del suolo che altera i delicati equilibri ecologici. Tutto ciò consente inoltre a parassiti e patogeni di trovare le condizioni per proliferare. È un problema globale che coinvolge Paesi di tutto il mondo dall’Europa agli Stati Uniti, dalla Russia, fino al Brasile.
Gli impollinatori sono parte integrante di ogni ecosistema sano. Senza di loro si assisterebbe al declino e all’eventuale estinzione di molte specie vegetali e di tutti gli organismi ad esse correlati, con conseguenze sugli equilibri ecologici, sociali ed economici come la stessa disponibilità delle derrate alimentari a causa delle perdite dei raccolti. Attualmente le specie delle quali si hanno più dati sono le api e le farfalle: in Europa una su dieci specie di entrambe è a rischio di estinzione (ISPRA 2020).
Lo stato di conservazione delle api in particolare è ulteriormente minacciato dall’arrivo di un predatore decisamente “fuori dal comune”, una specie esotica invasiva arrivata dall’Asia a partire dal 2004. Si tratta del calabrone asiatico (Vespa velutina) originaria di Cina meridionale, India, Indocina e Indonesia. È la sottospecie nigrithorax a essere giunta in Europa, introdotta in Francia probabilmente attraverso un carico di merce proveniente dalla Cina. Dalla zona di Bordeaux, dove è stata avvistata per la prima volta, ha colonizzato rapidamente gran parte del Paese, fino a giungere nel nord della Spagna nel 2010. In seguito la specie è arrivata in Portogallo e Belgio nel 2011, per poi diffondersi in tutta l’Europa occidentale, Italia compresa, dove la presenza è particolarmente importante in Liguria. 
La presenza di una specie alloctona (una specie originaria di un altro areale che si trova ad abitarne uno diverso, per motivi non naturali) in un ecosistema causa spesso gravi conseguenze sugli habitat, sulle specie che li abitano e sulla salute umana. Nonostante non si abbiano dati completi su quali siano gli impatti prodotti dalla presenza di questo “alieno invasore”, sappiamo che sono proprio questi gli ambiti sui quali ci saranno le ricadute peggiori.
La Vespa velutina è un predatore di altre specie di insetti, e in particolar modo delle api domestiche. Gli adulti si nutrono di sostanze zuccherine, tuttavia devono catturare altri insetti per fornire le sostanze proteiche necessarie allo sviluppo delle larve. Come la maggior parte degli imenotteri, anche i calabroni asiatici sono insetti sociali e vivono in colonie, in nidi che in autunno raggiungono grandi dimensioni e possono ospitare più di 10.000 individui (fino a 13.000, in media 6.000). Questa biomassa in sviluppo richiede quindi un grande quantitativo di sostanze proteiche: in questo contesto gli apiari sono per loro un imperdibile banchetto. Questi grossi imenotteri, una volta individuato l’alveare, visitano quotidianamente il sito, per catturare le api direttamente in volo all’uscita dell’alveare (Life Programme, European Commission s.d.).

Non sono solo le api domestiche a costituire la fonte proteica della loro dieta: il calabrone asiatico infatti preda anche diverse specie di api selvatiche e vespe, ma anche mosche, zanzare e altri insetti. La composizione della loro dieta dipende fortemente dall’ambiente dove nidificano, come dimostrato da uno studio francese (Claire Villemant 2011): la percentuale di api predate rispetto al totale in ambiente urbano può arrivare al 66% e scendere fino al 33% in ambiente forestale dove sale invece la percentuale di vespe (dall’8 al 28%) (Life Programme, European Commission s.d.).
Tutto questo ha un impatto fortissimo sui delicati equilibri ambientali e, come sempre, noi non possiamo pensare di non essere coinvolti. In questo caso possiamo però scegliere di partecipare attivamente, aiutando ad esempio le autorità nel monitoraggio: in caso di avvistamento di un individuo o un nido è possibile segnalarlo qui.

Guarda il video della Cooperativa Dafne sulle api e la vespa velutina.
 

Riferimenti
Claire Villemant, Morgane Barbet-Massin, Adrien Perrard, Franck Muller, Olivier Gargominy, Frédéric Jiguet, Quentin Rome. "Predicting the invasion risk by the alien bee-hawking Yellow-legged hornet Vespa velutina nigrithorax across Europe and other continents with niche models." Biological Conservation 4, no. 9 (2011): 2142-2150.


ISPRA. "Il declino delle api e degli impollinatori. Le risposte alle domande più frequenti." Quaderni Natura e Biodiversità n.12, 2020, 43.


Leonhardt S. D., Gallai N. et al. "Economic gain, stability of pollination and bee diversity decrease from southern to northern Europe." Basic and Applied Ecology, 2013.


Life Programme, European Commission. www.vespavelutina.eu


Nick Hanley, Tom D. Breeze, Ciaran Ellis, David Goulson,. "Measuring the economic value of pollination services: Principles, evidence and knowledge gaps." Ecosystem Services 14 (2015): 124-132.

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