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Il ritorno della fauna selvatica in Europa: dai grandi mammiferi agli uccelli, la vita selvaggia ritorna se gliene diamo la possibilità


Il nuovo rapporto di Rewilding Europe ci racconta le ragioni alla base di questo ritorno e fornisce una prospettiva per il futuro

La fauna sta tornando in Europa. Si chiama rewilding e a rivelarlo è il nuovo rapporto “European Wildlife Comeback”, commissionato da Rewilding Europe e realizzato dalla ZSL (Zoological Society of London), BirdLife International e da European Bird Census Council. Con il tasso di estinzione raddoppiato nel XX secolo, rispetto agli anni tra il 1500 e il 1800, e una perdita media di quasi 4 specie all’anno, questo rapporto ci regala una visione di speranza per la biodiversità del nostro continente: la fauna selvatica tornerà se le diamo spazio di cui ha bisogno e ci sforziamo di trovare l’equilibrio per una possibile coesistenza.

Il rapporto rileva che, negli ultimi 40-50 anni, alcune popolazioni di specie selvatiche europee sono cresciute, sia per dimensioni che per areale. In particolare, vengono esaminate 50 specie di mammiferi, uccelli e rettili. Tra le specie più significative in Europa figurano il castoro eurasiatico, il bisonte europeo, la megattera e l’aquila dalla coda bianca.
 

Cosa ha portato a questo incremento?
In generale l’introduzione in tutta Europa di nuove norme di tutela, a partire dagli anni ’90 del secolo scorso (come la Direttiva Habitat 92/43/CEE o la Direttiva Uccelli così come sostituita dalla Direttiva 2009/147/CE), ha portato alla diminuzione del bracconaggio, mentre l’aumento delle aree protette ha permesso un maggior numero di connessioni ecologiche tra lea aree naturali. Non solo: anche la reintroduzione di specie ad hoc e interventi di miglioramento degli habitat si sono dimostrati efficaci. Nel report viene evidenziata anche l'importanza di continuare a ridurre le pressioni, come la perdita di habitat e la caccia anche per le specie in ripresa, nonché di investire in progetti di conservazione e gestione, compreso il rewilding.
 

Un’Italia sempre più selvaggia
Tra le specie più iconiche che stanno lentamente tornando a ripopolare la nostra penisola, sono di particolare interesse lo sciacallo dorato, il lupo, la lince, l’orso bruno, la lontra, lo stambecco delle Alpi e, tra gli uccelli, il grifone e il gipeto. 
Ma quali fattori hanno determinato il ritorno di queste specie? E quali sono i benefici per l’equilibrio degli ecosistemi, e anche per l’uomo? Vediamo alcuni esempi.
 

Lo sciacallo dorato (Canis aureus)
Il suo areale storico è nei Balcani, e negli ultimi decenni sta espandendo il suo areale in Italia.  È stato in forte espansione fino all’inizio degli anni ’50, ma è poi seguito un severo declino nei due decenni successivi a causa della persecuzione da parte dell’uomo e della perdita di habitat. In Italia, si è stabilito in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino dall’Europa orientale, ma segnalazioni arrivano anche dal Piemonte e dall’Emilia Romagna e Toscana e una segnalazione dal Lazio.

Fattori che hanno favorito la ripresa:
•    Introduzione della protezione legale in Bulgaria da dove è iniziata l’espansione
•   Un’ipotesi fornita da uno studio del 2014 è che i cambiamenti climatici abbiano contribuito all’espansione verso nord a causa di climi più caldi
•    Adattabilità della specie nell’uso dell’habitat e della dieta

Vantaggi del ritorno:
•    Consuma i resti di prede, scartati da altre specie, svolgendo un servizio utile per gli ecosistemi
•    Si nutre di roditori infestanti per le colture, contribuendo a ridurre i danni all’agricoltura
 

Lupo (Canis lupus)
Il lupo (Canis lupus), di cui il lupo appenninico è considerato una sottospecie, era uno dei mammiferi più ampiamente distribuiti al mondo. Ma a partire dal XIX secolo, con l’aumento della popolazione umana e la conseguente persecuzione di questa specie, il lupo grigio subisce un grave declino fino quasi a scomparire nel nostro Paese. In Italia ha ricolonizzato la maggior parte dell’areale storico in Appenino in soli 40 anni e la sua consistenza è in forte crescita sull’arco alpino e anche in pianura.

Fattori che hanno favorito la ripresa:
•    Cambiamenti socio-economici: l’abbandono dell’agricoltura di montagna e la conseguente diminuzione della densità di popolazione umana
•    Protezione legale in tutto l’areale e diminuzione bracconaggio 
•    Aumento dell’accettazione da parte dell’opinione pubblica
•    Ripresa della popolazione di ungulati (capriolo, cervo, cinghiale) e quindi l’aumento di cibo disponibile

Vantaggi del ritorno:
•    è un predatore al vertice della catena alimentare, e rappresenta un importante elemento di biodiversità degli ecosistemi. 


Lince (Lynx lynx)
In Italia si estinse a causa della caccia fra il 1800 e il 1900. A partire dagli anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso iniziarono a ricomparire esemplari sulle Alpi, provenienti dalla Svizzera, dove sono state effettuate reintroduzioni, e dalla Slovenia. 
Attualmente la sua distribuzione rimane frammentaria. È presente con pochissimi esemplari in Friuli – Venezia Giulia e in Trentino, dove è presente almeno una lince (il maschio B132).

Fattori che hanno favorito la ripresa:
•    Reintroduzione e protezione legale in Scandinavia e Carpazi, con conseguente riduzione della persecuzione da parte dell’uomo
•    Riduzione della deforestazione e maggiore disponibilità di habitat
•    Aumento delle prede (in particolare, il capriolo)

Vantaggi del ritorno:
•    Come predatore al vertice della catena trofica svolge un importante ruolo nella regolazione della rete alimentare e quindi negli equilibri degli ecosistemi
•    Può fungere da specie ombrello: la sua tutela implica cioè una ricaduta positiva sulla conservazione delle specie a livelli inferiori della catena alimentare

Stambecco delle Alpi (Capra ibex)
Lo stambecco inizia il suo declino nelle Alpi tra il XVI e XVIII secolo a causa della caccia che ha potuto contare su armi da fuoco sempre più efficienti caccia eccessiva, fino a raggiungere il rischio di estinzione nel XIX secolo. L’unica popolazione residua si trovava nella riserva di caccia dei regnanti (attuale Parco Nazionale del Gran Paradiso) che ne ha imposto una forte protezione per averne un uso esclusivo, facendo diventare quella popolazione la base per l’intera popolazione europea attuale. Anche se la sua distribuzione risulta ancora frammentata e carente rispetto alle potenzialità del territorio, oggi in Italia esistono più di 60 colonie, che occupano territori e aree protette sia nelle Alpi occidentali che in quelle centrali e orientali. Quello rivolto allo stambecco è considerato uno degli sforzi di conservazione di maggior successo in Europa, cui anche Oikos ha contribuito.

Fattori che hanno favorito la ripresa:
•    Diversi approcci alla conservazione: protezione efficace della popolazione rimanente, riproduzione in cattività, reintroduzione degli individui allevati e trasferimento di individui dalle popolazioni serbatoio a siti disabitati.
•     Un altro possibile fattore sono le condizioni meteorologiche: ad esempio, la popolazione del Gran Paradiso è fortemente influenzata dalle condizioni invernali. Inverni miti e con un basso spessore della neve accompagnano un aumento dovuto alla sopravvivenza degli adulti. Ma al contrario gli animali possono avere maggiori probabilità di morire di fame durante gli inverni rigidi e con copertura nevosa importante.

Vantaggi del ritorno:
•     Lo stambecco delle Alpi ha un'importante valore culturale significativa, e rappresenta un elemento di attrazione per il turismo naturalistico e il rewilding tourism
•     È considerata una specie bandiera per le azioni di conservazione nelle aree in cui è presente, proprio per la capacità intrinseca di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica

Gipeto (Gypaetus barbatus)
Estinto sulle Alpi dall'inizio del XX secolo a causa della persecuzione diretta da parte dell’uomo e dell’alterazione dell’ habitat, è ora presente con una popolazione autosufficiente e stabile, grazie ad un progetto europeo di reintroduzione che ha interessato molti Stati del continente, con numerosi siti di nidificazione, anche in territorio italiano come nel Parco del Gran Paradiso, Parco dello Stelvio e Parco delle Alpi Marittime. Attualmente in Europa sono censite 792 coppie, e il numero è in aumento.

Fattori che hanno favorito la ripresa:
•    Strumenti di tutela legale (divieto di avvelenamento delle carcasse, nonché l'allentamento delle leggi in alcune aree che in precedenza avevano proibito agli agricoltori di lasciare animali morti nelle loro terre)
•    Inclusione della specie negli allegati della direttiva Uccelli (allegato I, che elenca le specie per le quali sono previste misure speciali di conservazione nonché la creazione, in territori idonei, di apposite Zone di Protezione Speciale - ZPS)
•    Piani d’azione per tutte le specie di avvoltoi e specifici sul gipeto
•    Utilizzo di stazioni di alimentazione (non nelle Alpi)
•    Aumento delle popolazioni delle loro prede naturali (ungulati, soprattutto sulle Alpi)
•    Sensibilizzazione e corretta informazione, così come il coinvolgimento dei cittadini in azioni di Citizen science, hanno favorito un graduale cambio di mentalità 

Vantaggi del ritorno:
•    Rafforzamento della stabilità degli ecosistemi 
•    Servizio ecologico prezioso di rimozione delle carcasse. 


Una coesistenza non solo possibile, ma necessaria
Oggi molti paesaggi europei rimangono completamente privi di fauna selvatica. E quando la fauna selvatica inizia a tornare, non è facile trovare nuovi equilibri. Questo è particolarmente vero nel caso di grandi carnivori come orsi e lupi, che sono spesso percepiti dall’opinione pubblica come una minaccia per le persone e altri animali.). 

Eppure, in un’ottica ecosistemica, gli aspetti positivi del recupero delle specie selvatiche superano quelli negativi. Favorirne il ritorno può migliorare la salute e la funzionalità di interi ecosistemi, ma anche le economie locali: dal rinvigorimento delle economie rurali attraverso l'osservazione della fauna selvatica (rewilding tourism), al conseguente miglioramento del benessere delle popolazioni rurali che vivono in un ambiente più sano e con maggiori risorse (naturali ed economiche). La sfida per il futuro è cercare di raggiungere una coesistenza pacifica, educando, informando e fornendo sistemi di difesa e risarcimento. È un obiettivo, oggi non ancora raggiunto, ma come tutti i cambiamenti, il primo passo è la visione.


Un continente più selvaggio è un continente più sano
Sostenere il ritorno della fauna selvatica è nel nostro interesse. Come abbiamo visto, popolazioni di fauna selvatica sane sono una componente fondamentale di ecosistemi sani, che offrono una serie di vantaggi per le persone. Sebbene possa essere complesso, il recupero e la convivenza della fauna selvatica non sono solo possibili, ma essenziali per la salute del nostro pianeta.

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