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L’impronta ecologica mondiale da oggi pesa di più: overshoot day 2020


Quest’anno, il giorno in cui il sovrasfruttamento delle risorse naturali ha superato la disponibilità di risorse del 2020 è arrivato 3 settimane dopo: è stato il lockdown a causare la riduzione dell’impronta ecologica mondiale?

Oggi, 22 agosto 2020, il nostro impatto sul Pianeta pesa di più: è il giorno in cui abbiamo già consumato tutte le risorse biologiche che gli ecosistemi avrebbero potuto rinnovare nel corso dell’intero anno. Si chiama Earth Overshoot Day, patrocinato e calcolato dal Global Footprint Network, un'organizzazione di ricerca internazionale che ha lo scopo di fornire ai decision makers gli strumenti per aiutare l'economia a operare entro i limiti ecologici della Terra.
Nonostante la data dell’Overshoot 2020 cada ancora troppo presto (mancano ancora più di quattro mesi alla fine dell’anno!), si registra un cambiamento in positivo rispetto alla tendenza degli ultimi anni. L’Overshoot Day arriva infatti con tre settimane di ritardo rispetto a quello del 2019. “Merito” della pandemia? Il Global Footprint Network ha calcolato una contrazione del 9,3% dell’impronta ecologica dell’umanità rispetto all’anno precedente. Questa sembra essere la conseguenza delle misure di contenimento del contagio adottate in tutto il mondo in risposta all’emergenza sanitaria. La riduzione delle emissioni di CO2 da combustibili fossili e la diminuzione della raccolta della legna sono i due principali fattori alla base dell’inversione storica di questo trend.
L’impronta ecologica è un indicatore utilizzato per la valutazione del consumo umano delle risorse naturali a confronto con la capacità che il Pianeta ha di rigenerarle. È l’indicatore più completo disponibile per il calcolo delle risorse biologiche e analizza una serie di fattori e variabili: cibo, legname, fibre, sequestro del carbonio e superfici per le infrastrutture. Consumiamo le risorse naturali e accumuliamo rifiuti, principalmente anidride carbonica nell'atmosfera: attualmente, le emissioni di carbonio derivanti dai combustibili fossili rappresentano il 60% dell’impronta ecologica dell’umanità.
Per calcolare l’impatto della pandemia sull’impronta ecologica sono stati presi in considerazione tre periodi: gennaio-marzo, aprile-maggio – ossia il periodo in cui le misure di contenimento in tutto il mondo sono state più severe – e infine il periodo da giugno ad oggi. Il risultato è stata una diminuzione generale del contributo delle emissioni di carbonio del 14,5%. Anche il consumo dei prodotti forestali ha subito una diminuzione del taglio dell’8,4%. La raccolta del legname viene infatti decisa sulla base di previsioni della domanda e, nonostante durante la pandemia si sia continuato a costruire, l’industria forestale ha previsto un calo della domanda prossima futura, optando quindi per una rapida riduzione nella raccolta del legname.
La sospensione temporanea di alcuni servizi alimentari come mense aziendali, scolastiche e ristorazione e l’impossibilità per i lavoratori agricoli migranti di attraversare le frontiere hanno compromesso il sistema alimentare mondiale sotto molti aspetti, andando ad aumentare gli sprechi alimentari e la malnutrizione. Ciononostante, l’impronta alimentare complessiva sembra non essere stata influenzata particolarmente dalla pandemia di COVID-19.
Anche se l’uscita dalla crisi sanitaria sembra ancora un orizzonte lontano, stiamo rivolgendo sempre di più la nostra attenzione alla ricostruzione dell’economia e delle nostre società. E se vogliamo uno sviluppo in armonia con il “budget ecologico” possiamo guardare all’esperienza collettiva di pandemia globale, traendo un importante insegnamento: le azioni con cui proteggiamo noi stessi, le nostre case e le nostre comunità, proteggono anche gli altri. Le conseguenze delle decisioni prese a tutti i livelli influenzano sul lungo periodo molti più aspetti della vita, della società e della nostra salute e dell’economia, rispetto a quelli su cui intervengono nell’immediato.
Gli sforzi compiuti in tutto il mondo per rispondere al nuovo coronavirus hanno dimostrato come rapidi cambiamenti nei modelli di consumo e sfruttamento delle risorse naturali possano influenzare il nostro peso sul Pianeta. Ma la vera sostenibilità, quella che permetterebbe a tutti di prosperare sulla Terra, può essere raggiunta solamente tramite un reale cambiamento culturale e di prospettive e attraverso una programmazione politico-amministrativa lungimirante, e non come risposta alle emergenze globali.

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