IL MARE IN CLASSE

PRONTI, SI PARTE!

Inizia il tuo viaggio alla scoperta del Mediterraneo

1

Algeri:
l’inquinamento della costa e il suo impatto sugli uccelli svernanti

Algeri è una delle città più inquinanti del Mediterraneo con 12,2 kg di rifiuti dispersi ogni giorno per chilometro di costa (dati 2016). È inoltre una delle aree di svernamento più importanti per le Berte, grandi uccelli migratori che qui trovano enormi quantità di plastica e spesso la scambiano per cibo!

2

Le coste della Tunisia:
l’impatto del turismo e della pesca sull’ambiente e gli squali in particolare

Queste coste sono prese d’assalto dal turismo tutto l’anno. Si stima che nei periodi di maggior afflusso turistico la produzione di rifiuti aumenti di circa un terzo. In questa regione, inoltre, non ci sono strumenti di tutela nei confronti degli squali, tra le principali vittime della pesca e dell’inquinamento da plastica, che può provocare morte per soffocamento.

3

Il fiume Nilo:
il percorso della plastica dalla terra al mare

Come per tutti i grandi fiumi, la foce del Nilo rappresenta una delle zone di maggior dispersione di rifiuti in mare. I fiumi, infatti, attraverso tutto il loro percorso raccolgono sia plastica di grandi dimensioni, che sfugge ai sistemi di raccolta e gestione, sia microplastiche provenienti dal degrado fisico dei rifiuti e dagli scarichi urbani.

4

Tel Aviv:
l’inquinamento di una grande città

Tel Aviv è una delle città più inquinanti del Mediterraneo: in questa zona ad intensa attività umana sulle coste si accumulano giornalmente grandi quantità di rifiuti. Nel 2016 la quantità di rifiuti dispersi per chilometro di costa in un giorno era pari a 21 Kg.

5

Cilicia:
l’arrivo della plastica in mare

Gran parte della plastica presente in mare si origina in ambienti terresti da dove è trasportata attraverso i fiumi, che si trasformano in veri e propri “nastri trasportatori”, spostando plastica e altri rifiuti fino al mare aperto. Nel 2016, la regione della Cilicia, in Turchia, ha riversato nel Mediterraneo orientale 31 kg di rifiuti per chilometro di costa ogni giorno.

6

Il delta del Po:
l’impatto della plastica sugli uccelli acquatici

La foce del Po rappresenta la zona di maggior rilascio di rifiuti in Adriatico, anche a causa dell’intensa attività di pesca, grossa fonte di dispersione di plastica in mare. Nonostante questo, il delta del Po rappresenta un importante sito di nidificazione e passaggio per gli uccelli acquatici, che trovano qui non solo un’importante punto di ristoro, ma anche un’alta concentrazione di rifiuti.

7

La costa adriatica:
turismo e pesca come fonti di inquinamento

Sono diversi gli impatti negativi che il turismo può generare sul territorio e in particolare nelle località costiere: impatto diretto su flora e fauna, sul comportamento riproduttivo di alcune specie animali, modifica dell’ambiente e conseguente riduzione di habitat naturali. Nell’Adriatico, parallelamente al turismo anche la pesca crea una forte pressione sull’ambiente, rappresentando una delle fonti di inquinamento da plastica più importanti.

8

Parco Naturale Regionale Dune Costiere:
habitat naturali importanti per la biodiversità

Tra gli ecosistemi marini di maggiore interesse ricadono gli habitat prioritari identificati dall’Unione Europea. Questi funzionano da preziosi serbatoi di resilienza in grado di rafforzare gli equilibri ambientali e renderli più adattabili ai cambiamenti, ma allo stesso tempo rappresentano delle fragilità su cui bisogna apporre maggiore attenzione. In questa zona della Puglia è custodita una delle aree dunali di maggior pregio del Mediterraneo.

9

Reggio Calabria:
la nidificazione della tartaruga Caretta caretta

La regione Calabria accoglie annualmente tra il 60 e l'80 % dei nidi di Caretta caretta deposti in Italia (isole comprese). Gran parte delle nidiate si concentra lungo il tratto di costa ionica compresa tra Bianco e Melito di Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria. La diffusa presenza di rifiuti sulla spiaggia in quest’area ostacola il percorso dei piccoli verso il mare.

10

L’Isola delle Correnti:
le praterie di Posidonia e la nursery degli squali

I fondali di questa zona sono interessati da un’importante presenza di Posidonia oceanica, pianta marina importante per la protezione delle coste dall’erosione e che necessita di particolare tutela. Questo tratto di mare tra le coste tunisine e la punta più a sud della Sicilia è inoltre noto per la presenza di squali: è per esempio un probabile sito di riproduzione dello squalo tigre.

11

La Costiera Amalfitana e Ponza:
il corallo rosso e le meduse mangia-plastica

La plastica ha qualcosa in comune con le meduse: come loro, si fa trasportare passivamente dalla corrente marina. È dunque a tutti gli effetti un nuovo elemento planctonico che le meduse probabilmente scambiano per prede. La costa di Amalfi è anche un importante sito per il corallo rosso, una specie endemica del Mediterraneo “cugina” delle meduse e anch’essa colpita dall’inquinamento da plastica.

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"Isola di plastica" del Mediterraneo

La zona tra l’Isola d’Elba e la Corsica è interessata da un’“isola di plastica” che, a differenza di quelle oceaniche, ha una formazione periodica in quanto le correnti del Mar Mediterraneo hanno un andamento stagionale. Queste si muovono lungo la costa tirrenica e, all’altezza dell’Isola d’Elba, si spostano verso la Corsica, accumulando i rifiuti nell’area di deviazione della corrente anche per diversi chilometri.

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Sardegna:
l’impatto della microplastica sul corallo rosso

Il corallo rosso, endemico del Mediterraneo, è una specie coloniale i cui singoli individui, i polipi, sono sospensivori, ossia si cibano di ciò che porta la corrente. A causa di questo, la microplastica, diffusa ormai in tutti i mari, viene facilmente assimilata da questi animali con conseguenze anche gravi per la salute delle colonie.

14

Sardegna:
praterie di Posidonia e uccelli marini

In luoghi turistici come la Sardegna, la presenza della Posidonia sulle spiagge è spesso considerata un problema: non gradita alla vista dei turisti e contaminata da rifiuti di plastica, viene rimossa perché considerata anch’essa spazzatura. Le banquette, come vengono definiti gli accumuli di Posidonia, hanno un ruolo nella protezione delle spiagge dall’erosione, arricchiscono di nutrienti il substrato dunale e favoriscono la riproduzione di una grande varietà di organismi, tra cui diverse specie di uccelli.

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Le coste liguri:
il Santuario dei Cetacei Pelagos

Il Santuario Pelagos è l’area con la presenza di cetacei più alta del Mediterraneo. Purtroppo, anche qui, alcuni studi hanno confermato alti livelli di contaminazione da plastica e microplastica. Balene e delfini, come tutti i grandi predatori, oltre ad ingerire direttamente la plastica, sono vittime del bioaccumulo, processo per cui l’accumulo di sostanze tossiche (tra cui la plastica) negli esseri viventi aumenta di concentrazione man mano che si sale al livello trofico successivo.

16

Il Santuario dei Cetacei Pelagos e la Pinna nobilis

Questa zona è abitata anche dal mollusco bivalve Pinna nobilis. Comunemente chiamato “nacchera”, è il più grande mollusco del Mediterraneo ed è endemico del nostro mare. Vive spesso nelle praterie di Posidonia oceanica e oggi la sua raccolta è vietata: è una specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa. Trattandosi di un mollusco filtratore, accumula, assorbendoli dal mare, grandi quantità di inquinanti e patogeni e per questo motivo è utilizzato come indicatore dell'inquinamento marino.

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Le isole Baleari:
foreste di Posidonia

Le Baleari sono interessate da vaste aree di vere e proprie “foreste” di Posidonia oceanica, oggi in grave pericolo, soprattutto nei fondali tra Ibiza e Formentera. Le cause principali? Inquinamento e cambiamenti climatici, fenomeni a cui il sovra-consumo di prodotti plastici contribuisce in maniera significativa.

18

Barcellona:
l’inquinamento di una metropoli costiera

Anche Barcellona è tra le città più inquinanti del Mediterraneo, con 26 kg di rifiuti dispersi ogni giorno per chilometro di costa (dati 2016). Il 78% della plastica dispersa in mare è legato a una gestione inefficiente dei rifiuti, che peggiora nel periodo estivo a causa dell’aumento dei flussi turistici e delle relative attività ricreative.

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Valencia e il fiume Turia

Il Turia, che sfocia a Valencia dopo 280 km di percorso, contribuisce a rendere la città tra le più inquinanti del Mediterraneo. Il 4% della plastica dispersa in mare arriva alle coste attraverso i fiumi.

OTTIMO LAVORO!

Adesso che hai fatto il giro del Mediterraneo, sei pronto a condividere ciò che hai scoperto?