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Quante ne sai sulla fauna in città?


Falsi miti e curiosità su un tema attuale e spesso controverso

È vero che dar da mangiare agli animali selvatici fa loro del bene? No!
La presenza in città di animali selvatici, come ad esempio le volpi, è spesso molto gradita a parecchi cittadini. Questo li spinge, in molti casi, a fornire loro cibo per attirarli nei propri giardini. 
Ma perché le persone sono portate a farlo? È una pratica che muove da motivazioni soggettive: spesso crediamo che gli animali ne abbiano bisogno perché pensiamo che “in natura” non trovino abbastanza cibo per sopravvivere, e ci convinciamo quindi di aiutarli. Oppure, a volte ci capita di utilizzare il cibo come “strumento” per avvicinare animali che ci inteneriscono o ci affascinano.
Si tratta però di un comportamento sbagliatissimo. 
La fauna non ha infatti bisogno del nostro aiuto per cure o alimentazione, anzi: dare da mangiare agli animali selvatici può causare gravi conseguenze non solo sulla loro salute, ma anche sull’equilibrio degli ecosistemi. Vediamo insieme perché.

1.    un gesto in apparenza così innocuo determina una dipendenza dall’uomo e un’alterazione dei comportamenti dell’animale. Una fonte di cibo di facile accesso, come quello offerto dall’uomo, sarà sempre preferita dagli animali, che smetteranno dunque di procurarsi cibo per via naturale o con la caccia.
2.    aumentare la disponibilità di cibo può alterare le dinamiche ecologiche: con l’abbondanza di cibo aumenta anche il numero di individui in una determinata area, e questo crea squilibri nelle interazioni tra le varie specie di un ecosistema.
3.    spesso gli animali non sono in grado di digerire il cibo che diamo loro e questo causa loro gravi danni. Inoltre nelle specie sociali, quelle cioè che vivono con altri individui, questi comportamenti vengono trasmessi alle nuove generazioni, alimentando così il problema. 
4.    la vicinanza ai centri abitati di sempre più individui attratti dal cibo offerto dall’uomo facilita il verificarsi di incidenti (morsi, distruzione di orti o pollai, incidenti stradali), e questo può esporre gli animali a fenomeni di intolleranza da parte dell’uomo.


Ma allora posso aiutare in qualche modo gli animali che vivono negli ambienti urbani?

Gli animali selvatici in salute tendenzialmente non hanno bisogno di noi. Ma se dovessimo incontrare un animale ferito possiamo (dobbiamo!) contattare un CRAS, ovvero un centro di recupero animali selvatici, che potrà gestire la situazione al meglio.

Inoltre, soprattutto durante l’estate, possiamo predisporre fonti d’acqua nei giardini e nei terrazzi, in modo che gli animali di diverse specie, come uccelli e insetti, possano dissetarsi.

L’animale simbolo dell’adattamento: la volpe

La volpe (Vulpes vulpes) è l’animale selvatico adattabile per eccellenza. Viene infatti definita urban adapter per la sua capacità di muoversi in ambienti urbani, e di sfruttare alcuni dei vantaggi che questi possono offrire: maggiore disponibilità di risorse, scarsa presenza dei predatori, densità elevata di individui e quindi facilità nel trovare partner per la riproduzione. 
La sua grande capacità di adattamento la rende capace di vivere nelle più svariate condizioni ambientali e di sfruttare le più disparate fonti alimentari. Queste caratteristiche l’hanno resa nell'immaginario collettivo simbolo di astuzia e furbizia. Oltre che onnivora, la volpe è anche estremamente flessibile dal punto di vista alimentare: si nutre di invertebrati, anfibi, rettili, piccoli mammiferi, uccelli e le loro uova, ma anche di frutta e bacche e di quanto può trovare nei cassonetti dell’immondizia. È quindi un predatore opportunista, in grado di utilizzare le diverse fonti alimentari in proporzione alla loro presenza nell’ambiente. 
L’opportunismo e la grande adattabilità della volpe non riguardano solo l’ambito alimentare, ma anche la capacità di adattare l’organizzazione sociale, le strategie riproduttive e il territorialismo. 

Elemento comune ai vari tipi di organizzazione sembra essere la tendenza assai precoce dei giovani alla vita autonoma e quindi alla dispersione. Già a partire dalla tarda estate o inizio dell’autunno i giovani, ad un’età di appena 4-5 mesi, mostrano una chiara tendenza a staccarsi dai genitori e ad andare alla ricerca di un proprio territorio. Iniziano quindi in questo periodo dell’anno i movimenti dispersivi che possono portare i giovani a percorrere grandi distanze. Questa elevata propensione all’esplorazione mette facilmente questi individui nelle condizioni di incrociare ambienti urbani e a utilizzare le risorse qui disponibili.


Oikos da anni lavora per migliorare il rapporto di convivenza tra uomo e fauna in città. Abbiamo di recente pubblicato delle linee guida dedicate proprio alla gestione della fauna in ambiente urbano. Il documento è gratuito: scaricalo qui!
 

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