Game on per l’azione climatica
Giovani protagonisti del cambiamento
Vogliamo creare una nuova generazione di cittadini consapevoli, preparati e motivati ad affrontare la crisi climatica. Lo facciamo attraverso metodologie innovative e un approccio fortemente collaborativo. Con un obiettivo ambizioso: creare una rete europea di giovani europei impegnati nel contrasto alla crisi climatica.
CLIMATIC: un gioco di ruolo per capire il clima
Con CLIMATIC, gli studenti entrano in un vero e proprio gioco di ruolo che li guida alla scoperta delle dinamiche climatiche globali. Attraverso simulazioni, scelte strategiche e scenari realistici, sviluppano competenze critiche e capacità decisionali sui cambiamenti climatici.
Formare chi educa: un programma dedicato ai docenti
Proponiamo un percorso formativo per gli insegnanti pensato per innovare l’educazione ambientale e portare nelle classi approcci più esperienziali e partecipativi.
Dalla teoria all’azione: co-progettare la sostenibilità a scuola
Studenti e docenti lavorano fianco a fianco per realizzare azioni concrete di sostenibilità all’interno delle scuole: iniziative che migliorano gli spazi, cambiano i comportamenti e rafforzano il ruolo della comunità scolastica.
In rete con l’Europa: scambi transnazionali
Gli scambi internazionali offrono agli studenti una preziosa opportunità di confronto: per creare alleanze, condividere esperienze e rafforzare l’azione collettiva. E trasformano le scuole in luoghi di innovazione, partecipazione e sperimentazione di pratiche sostenibili.
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Donne custodi dei pascoli
Circa 50.000 ettari di terre a rischio desertificazione vengono rigenerati grazie all’impegno delle Rangeland Guardians: 420 donne Maasai formate per rimuovere specie invasive, ripristinare i pascoli e restituire fertilità alla terra. Accanto a loro, 70 giovani imparano a monitorare lo stato di salute degli ecosistemi con strumenti digitali, raccogliendo dati per una gestione più sostenibile del territorio.
Alle donne e ai pastori vengono offerte nuove competenze economiche: corsi di marketplace literacy per gestire in modo più consapevole allevamenti e risorse naturali, unendo tutela ambientale e autonomia finanziaria.
Energia pulita per una nuova autonomia
Ma la resilienza passa anche dall’innovazione. In collaborazione con i partner locali e internazionali, il progetto sostiene a livello nazionale l’agenzia governativa RUWASA nel processo di accreditamento al Green Climate Fund (GCF) e nella creazione di un’unità tecnica per la gestione di progetti idrici sostenibili.
A livello locale, invece, cinque impianti fotovoltaici multifunzione sostituiscono le pompe a gasolio: una piccola rivoluzione che porta acqua potabile ed energia pulita a oltre 8.000 persone e alimenta piccole attività produttive. Inoltre, per contrastare la deforestazione, 5.000 famiglie ricevono stufe a risparmio energetico, distribuite da una rete di 30 ambasciatrici locali: un gesto semplice che migliora la salute, riduce le emissioni e genera nuove opportunità economiche.
Educazione e istituzioni resilienti
La resilienza si costruisce anche attraverso conoscenza e partecipazione. RESTORE forma 328 rappresentanti locali sui temi del rischio climatico e della gestione sostenibile degli ecosistemi, mentre 72 insegnanti e 18.000 studenti vengono coinvolti in programmi di educazione ambientale e cittadinanza globale. Un investimento sulle nuove generazioni, perché riconoscano nella gestione sostenibile delle risorse del territorio la chiave del proprio futuro.
Strumenti per la resilienza
Attraverso la City-to-City Cooperation accompagniamo la Municipalità di Maputo in un percorso di rafforzamento delle proprie capacità. Condividiamo competenze su pianificazione urbana, gestione delle acque e dei rifiuti per ridurre la vulnerabilità climatica
Infrastrutture che proteggono
Nel cuore del quartiere ferroviario contribuiamo a realizzare infrastrutture innovative e capaci di migliorare la qualità della vita quotidiana. Testiamo Nature Based Solution per ridurre i rischi legati alle alluvioni generate da forti piogge, e realizziamo un centro comunitario multifunzionale a favore dei cittadini del quartiere. E mentre le strutture prendono forma, piantumiamo 6 ettari di verde urbano: spazi vivi che restituiscono respiro alla città.
Igiene, salute e opportunità economiche
Migliorare la salute pubblica è essenziale: investiamo nella costruzione e nella riabilitazione di latrine e punti di lavaggio mani in luoghi strategici come scuole, mercati e centri di salute. Allo stesso tempo, promuoviamo l’economia circolare sostenendo l’associazione femminile ComSol, che raccoglie e ricicla i rifiuti. Grazie a formazione tecnica e accesso al mercato, i rifiuti diventano risorsa: fonte di reddito per le donne e occasione di riscatto ambientale per l’intero quartiere.
Educazione alla base del cambiamento
Studenti e insegnanti di cinque scuole di KaMavota imparano a conoscere l’impatto di fenomeni climatici estremi e a rispondere con comportamenti sostenibili. Con programmi di educazione climatica e il modello innovativo di Climate Smart School, pensato per integrare il tema dei cambiamenti climatici nei programmi scolastici. Oltre 1.200 cittadini partecipano a campagne di sensibilizzazione, attività di pulizia e cura del territorio: gesti concreti che rafforzano il legame tra comunità e istituzioni e trasformano lo spazio urbano in bene comune.
Inondazioni, alluvioni, erosione del suolo e delle coste sono solo alcune delle conseguenze più severe dei cambiamenti climatici nei Distretti di Mecufi e Metuge. A pagarne il prezzo più alto, i piccoli agricoltori e le comunità rurali della zona. Le mangrovie, alleate fondamentali contro l’erosione costiera, vengono tagliate o mal gestite, e così gli effetti legati all’innalzamento del livello del mare si inaspriscono ancor più: i piccoli campi, coltivati anche da donne che vedono in queste attività l’unica opportunità economica possibile, vengono gravemente danneggiati.
Per fronteggiare questa emergenza abbiamo avviato programmi di formazione per tecnici locali, per la gestione sostenibile di fiumi e mangrovie, fornendo loro tutta l’attrezzatura necessaria. Lo facciamo coinvolgendo 40 enti e istituzioni locali e nazionali.
E grazie alla formazione, 60 persone dei 5 Comitati locali di gestione del rischio di catastrofi dei villaggi vicino ai fiumi hanno intrapreso azioni pilota nelle aree di coltivazione e protezione delle mangrovie, facendosi portavoce delle nuove tecniche da utilizzare per prevenire e affrontare i disastri dovuti ai cambiamenti climatici. Al contempo, supportiamo 200 contadini dell'Unione Distrettuale delle Associazioni Contadine (UDAC) nella messa in pratica di soluzioni efficaci per l'adattamento al nuovo contesto climatico in agricoltura.
Il nostro impegno si concentra in particolare su donne e giovani, i gruppi più duramente colpiti dalla crisi climatica. Insieme a 80 donne che abitano le aree costiere, stiamo cercando attività alternative rispetto al lavoro nei piccoli campi. E stiamo coinvolgendo 160 giovani dell’entroterra della Provincia in programmi di riqualificazione di strutture edilizie, creando un importante network tra i ragazzi e il settore privato impegnato nella ricostruzione post-ciclone Kenneth.
Ricostruire dopo il Ciclone Kenneth
Il 25 aprile del 2019 il Ciclone Kenneth si è abbattuto nel nord del Mozambico devastando interi villaggi dell’Arcipelago delle Quirimbas. Da subito abbiamo lavorato in prima linea per supportare le comunità locali, che si sono ritrovate senza casa, acqua potabile, cibo e materiale per l’igiene personale. Nelle quattro isole (Ibo, Quirimba, Matemo e Quirambo) del Distretto di Ibo i nostri operatori locali hanno assistito 800 famiglie nell’installazione di teloni di plastica sui tetti delle loro case e 200 famiglie nella riparazione delle case danneggiate. Grazie alla nostra consolidata presenza sul territorio di Ibo dal 2014, il coinvolgimento di team di volontari, muratori e carpentieri, è stato immediato.
La seconda sfida è stata garantire l’accesso all’acqua potabile, fondamentale per prevenire la diffusione di malattie. Abbiamo collaborato con i membri di 29 comitati di gestione dell’acqua per riabilitare e monitorare il funzionamento di 161 pozzi. Durante queste operazioni in collaborazione con i Servizi Distrettuali della Salute abbiamo fornito gratuitamente a 3.000 famiglie la certeza, un prodotto per disinfettare l’acqua dei pozzi, utilizzata per bere e cucinare.
Per ridurre il rischio di contagio, è stato necessario anche costruire servizi igienici adeguati nei centri di accoglienza per le famiglie sfollate. Contemporaneamente abbiamo realizzato delle campagne di sensibilizzazione e visite porta a porta, soprattutto nelle scuole, per informare su come prevenire la diffusione di malattie legate all’acqua o a una scarsa igiene.
Cruciali per la vita socioeconomica delle isole sono le strutture pubbliche, come i servizi legati all’infanzia. Per permettere ai bambini e ai ragazzi di tornare tra i banchi di scuola, abbiamo realizzato vari interventi per la ricostruzione di 5 scuole nelle Isole di Ibo e Matemo, con un’attenzione particolare alla messa in sicurezza dei locali e dei tetti. Anche il centro materno – infantile di Ibo, un punto di riferimento per l’assistenza alla gravidanza e al parto, è stato ristrutturato ed equipaggiato con attrezzature mediche. Inoltre i servizi igienici danneggiati in 11 strutture - scuole, un centro medico e un centro per la maternità - hanno richiesto importanti interventi di riabilitazione dopo il ciclone.
Sono stati mesi di incessanti sfide e fatiche, affrontate grazie al lavoro di squadra e alla necessità di una risposta immediata. Ma l’emergenza è ancora alta e il nostro lavoro non si ferma: quello che il ciclone ha distrutto in una notte richiederà molto tempo per essere ricostruito.
I progetti di ricostruzione sono stati realizzati grazie al sostegno di International Organization for Migration, di UNICEF e di donatori privati.
Per 4 anni, abbiamo lavorato a fianco della comunità dei Distretti di Ngarenanyuki e Oldonyo Sambu per garantire l’accesso all’energia rinnovabile, creando attività commerciali e servizi paralleli.
Per farlo, siamo partiti dalla formazione: insieme al personale che si occupa delle politiche energetiche nei due Distretti abbiamo creato, dopo specifici corsi di formazione, due commissioni con il compito di sviluppare un piano di azione territoriale per la pianificazione e gestione delle risorse. Abbiamo poi dato vita a due Centri Comunitari per l’Energia (CERC) a cui la popolazione può fare riferimento per individuare le tecnologie più adeguate, imparare a utilizzarle e ottenere altri servizi — come l’accesso a Internet o assistenza tecnica.
L'installazione di tecnologie per l’energia rinnovabile (“Renewable Energy Technologies”, RET) come piccoli sistemi fotovoltaici e stufe a risparmio energetico garantiscono oggi elettricità, acqua calda e accesso a internet nelle scuole del territorio. Si tratta di un vero e proprio investimento sul futuro degli studenti di oggi e di domani: una migliore qualità dell’insegnamento contribuisce a ridurre nel lungo periodo il livello generale di povertà.
E anche i servizi sanitari sono oggi più efficienti, perché gli stessi interventi sono stati effettuati nelle infermerie. Il grado di salute è quindi migliorato sensibilmente, anche per la riduzione del fumo nelle case provocato dalla carbonella, prima unica fonte di energia per cucinare e scaldare le abitazioni.
La sensibilizzazione ha avuto un ruolo cruciale nel progetto: con il nostro “Energy Minibus” abbiamo visitato i villaggi dei Distretti per mostrare alla popolazione, in particolare alle donne, i benefici delle nuove tecnologie anche nelle attività domestiche.
Grazie alle nuove conoscenze diffuse nella società e ai corsi di formazione sono nate nuove opportunità economiche nel settore dell’energia: produzione e vendita di essiccatoi per il cibo, stufe a basso consumo energetico, coltivazione della jatropha e altre specie utilizzabili come biocarburante.
Interventi inclusivi e partecipativi, che tengano conto delle esigenze dell’ambiente e insieme quelle delle persone che lo abitano, sono una risposta efficace alla sfide dei problemi ambientali e della povertà. E le energie rinnovabili rappresentano anche un’occasione per attivare l’intera comunità a condividere un impegno collettivo, per il benessere di tutti.
Nelle vaste praterie del Nord della Tanzania i fenomeni climatici non sono più prevedibili: lunghi periodi di siccità e la drastica riduzione delle risorse idriche rappresentano una seria minaccia per la sopravvivenza delle comunità Maasai e del bestiame, ad oggi ancora unica fonte di reddito per le popolazioni che abitano questi territori. L’economia locale ruota infatti quasi esclusivamente attorno alla pastorizia e le praterie vengono sovrasfruttate, utilizzate come pascoli per un numero sempre maggiore di capi bovini e ovini.
A queste latitudini, trovare vie d’uscita sostenibili ed efficaci è fondamentale per il benessere di centinaia di migliaia di persone. Con il progetto TERRA, che rafforza le iniziative del nostro progetto Ecoboma, vogliamo vincere una sfida ambiziosa: attuare soluzioni concrete e replicabili, a basso impatto ambientale, che permettano di migliorare la qualità di vita delle comunità Maasai e la salute dell’ambiente in cui vivono.
Affrontiamo il problema della desertificazione con un piano di monitoraggio ecologico utile a individuare le aree più esposte al degrado ambientale, per poi sviluppare mappe e piani d’uso con la partecipazione attiva delle comunità, impegnate in prima persona nella conservazione dei pascoli. Lavoriamo poi per ridurre il disboscamento con l’installazione di impianti domestici di biogas - una miscela di diversi gas naturali che sostituisce la legna come fonte di energia - e la piantumazione di alberi di Commiphora, ottimo sostituto all’acacia per le recinzioni dei boma*. L’introduzione di cereali resistenti alla siccità, come sorgo e miglio, permetterà di sostituire gradualmente il mais, specie non adatta a questi territori.
Per offrire alternative economiche sostenibili alla popolazione locale abbiamo deciso di investire nel settore della concia vegetale e lavorazione della pelle: in collaborazione con esperti italiani abbiamo avviato un’impresa sociale inclusiva e sostenibile, gestita da 30 donne Maasai, per trasformare quello che fino ad oggi era considerato uno scarto in una fonte di reddito per la comunità, nel rispetto delle tradizioni locali e dell’ambiente.
Ma senza educazione non c’è cambiamento: con un’ampia campagna di sensibilizzazione portiamo il tema dei cambiamenti climatici all’attenzione delle istituzioni locali, e nelle scuole di Arusha come in quelle della Lombardia. Perché ciascuno di noi contribuisce ad accrescere la gravità di fenomeni globali, ed è importante esserne consapevoli fin da bambini.
*Boma: gruppo di capanne fatte di fango e sterco, disposte in cerchio, con un ampio spazio al centro per il bestiame e circondate da recinzioni di rami di acacia.
Energia pulita tra i banchi di scuola
Nella Regione di Arusha più di 100 scuole secondarie non hanno accesso ai servizi elettrici. In tema di educazione, le condizioni nelle zone rurali sono di gran lunga peggiori rispetto alle aree urbane: le aule e i dormitori delle scuole non sono illuminati, e gli studenti ricorrono a lampade al kerosene dannose per la salute e pericolose per l’alto rischio di incendio. Non c’è energia che alimenti le luci esterne di sicurezza, e il pericolo di intrusioni notturne è molto più alto. I dispositivi elettronici, nei rari casi in cui le scuole ne siano fornite, non possono essere utilizzati per la mancanza di alimentazione.
Poter contare su una fonte energetica affidabile e sostenibile è invece fondamentale per la sicurezza degli studenti e per una migliore qualità di insegnamento. Ecco perché abbiamo deciso di investire sull’energia solare, installando impianti fotovoltaici in 20 scuole secondarie della Regione di Arusha: è una soluzione molto più economica e sostenibile rispetto ai generatori a diesel e benzina forniti dal governo, che producono energia solo per poche ore al giorno.
Gli impianti fotovoltaici sono forniti da Solar Wave, impresa sociale per l’elettrificazione rurale che contribuisce anche al rafforzamento delle competenze di tecnici locali.
Oggi, grazie a questo progetto, 15.000 studenti e studentesse della Regione possono contare su luce ed energia sufficiente che garantisce un percorso scolastico dignitoso, e quindi la possibilità di costruire un futuro migliore. Perché la disponibilità di energia elettrica rende anche accessibili strumenti educativi come internet e, di conseguenza, preziose informazioni su questioni cruciali come l’uguaglianza di genere, la prevenzione dell’HIV e la protezione ambientale.
Una soluzione innovativa e sostenibile, in grado di garantire benefici sul lungo periodo per un numero di persone sempre maggiore. Un investimento per gli studenti di oggi e di domani.
Il primo passo sono state le analisi idrogeologiche, che ci hanno permesso di capire quali piccole infrastrutture realizzare nelle due aree per proteggere i suoli (es. dighe e barrage) ed evitare gli sprechi (es. irrigazione goccia a goccia).
Poi puntiamo a migliorare la produzione, conservazione e vendita dei prodotti.
Installeremo due stazioni meteo che contribuiranno a raccogliere dati climatici aggiornati, utili anche per pianificare con le comunità locali le attività agricole, selezionare le varietà orticole più adatte alle condizioni dei terreni e le tecniche di coltivazione e conservazione più efficaci.
2.300 contadini seguiranno corsi di formazione per migliorare le proprie capacità tecniche, come i metodi di conservazione dei cereali e degli ortaggi. 22 associazioni di agricoltori saranno affiancate per aumentare le opportunità di accesso al mercato.
Con cinema mobile e teatro rurale racconteremo a tutti gli abitanti dei villaggi in cui interveniamo cosa sono i cambiamenti climatici e come si possono affrontare per migliorare la propria vita, quella della comunità e dell’ambiente in cui si vive.