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Se la terra ha sete


“Un Paese che distrugge il suo suolo distrugge se stesso” (Franklin Roosvelt): in occasione della Giornata Mondiale per la lotta alla Desertificazione e alla Siccità, che cade oggi 17 giugno, approfondiamo le origini del fenomeno, le cause attuali e l’impegno della comunità internazionale per fronteggiare questa sfida globale.

Nell’immaginario collettivo il deserto è una distesa di sabbia sconfinata, dune e sole cocente ad illuminarne il profilo. Un’immagine romantica e suggestiva, ma non completa di ciò che i deserti rappresentano veramente. Le zone del Pianeta caratterizzate da climi aridi, sia caldi che freddi, sono distinte dalla presenza di deserti. Non è quindi la temperatura, spesso erroneamente considerata sempre alta, a definire una zona “desertica”, ma la mancanza di precipitazioni per la maggior parte dell’anno (che sono sempre inferiori a 250 mm/anno). Basti pensare al Sahara con temperature medie - nei mesi più caldi - che non scendono mai sotto i 26°C e all’Antartide, il deserto di ghiaccio, la cui temperatura media nel mese più freddo non sale sopra i -60°C. Le precipitazioni medie annue in Antartide sono scarsissime: inferiori a 130 mm e quasi tutte nevose, mentre nel deserto del Sahara rimangono al di sotto dei 100 mm all’anno.

L’origine dei deserti: una storia di cambiamenti
La storia del Pianeta ci insegna però che questi ambienti non sono sempre stati così aridi. Prendiamo come esempio il “deserto per antonomasia”, il Sahara: circa 6000 anni fa era ricoperto da una vegetazione simile a quella della savana e la sua storia più antica ci racconta un’evoluzione complessa che ha visto questa zona passare, nell’arco di milioni di anni, attraverso diverse condizioni climatiche. Se andiamo indietro nel tempo di 500 milioni di anni e fino ai successivi 250 milioni scopriamo che l’attuale regione sahariana si trovava in una posizione geografica corrispondente a quella dell’attuale continente antartico. In quel periodo è rimasta stabile dal punto di vista geologico e ciò ha permesso di conservare le informazioni relative a questa fase glaciale e a quella successiva di clima umido (durata circa 200 milioni di anni). In tempi più recenti, circa 6 milioni di anni fa, la cosiddetta “crisi del Messiniano” ha provocato il disseccamento quasi totale del Mar Mediterraneo e anche la zona del Sahara è stata coinvolta. Come sul fondo del Mediterraneo, anche su di essa si sono formati estesi depositi di sali e gesso. A partire da 2,6 milioni di anni fa, con l’inizio delle glaciazioni, i laghi presenti in zona hanno iniziato a prosciugarsi, e la sabbia a invadere la zona del Ciad. Successivamente il mare invase di nuovo il bacino mediterraneo e il Sahara settentrionale, penetrando in profondità nella valle del Nilo fino all’attuale Sudan: l’aridità divenne la condizione dominante. Verso la fine di questo periodo (circa 12 mila anni fa) le condizioni ambientali cambiano ancora: i laghi si riformano e l’umidità aumenta. Gli scienziati pensano che il processo che ha portato all’attuale deserto sia durato circa tre mila anni. Lo studio dei pollini antichi, delle spore e degli organismi acquatici nei sedimenti del Lake Yoa nel Ciad settentrionale, ha mostrato che la regione si è gradualmente desertificata a partire dall’ambiente di savana circa 6.000 anni fa. Si pensa inoltre che l’introduzione dell'agricoltura (introdotta per la prima volta in Africa proprio in questa regione) abbia avuto un ruolo decisivo nel processo di desertificazione.

La desertificazione oggi: un processo sempre più rapido
Ormai sappiamo che per comprendere meglio il presente e guardare al futuro del nostro Pianeta dobbiamo conoscere a saper interpretare il suo passato. Sappiamo di eventi accaduti nella storia della Terra che ne hanno sconvolto l’aspetto e le popolazioni dei viventi (estinzioni di massa, cambiamenti climatici), ma ciò che ha sempre distinto quello che è accaduto in passato da quello che accade oggi è il tempo. Mentre in passato i processi di desertificazione sono avvenuti nell’arco di migliaia di anni, secondo le Nazioni Unite, oggi il degrado del suolo ha accelerato il ritmo raggiungendo da 30 a 35 volte il tasso storico. Questo degrado è causato da una serie di fattori: l'urbanizzazione, l'estrazione mineraria, l'agricoltura e l'allevamento. La vegetazione viene spazzata via, gli animali compattando il terreno con il loro peso ne riducono la capacità di trattenere acqua e di conseguenza la fertilità. Anche i cambiamenti climatici giocano un ruolo significativo, aumentando il rischio di siccità.
I terreni a rischio desertificazione sono terreni che perdono quelle caratteristiche chimiche e biologiche che li rendono fertili, e quindi produttività. La loro vitalità è messa a dura prova dall’attività umana e dai cambiamenti climatici che portano a sostanziali modifiche della disponibilità idrica (siccità e ritmi delle precipitazioni variati). Insomma, le nostre attività generano impatti, è inevitabile, e se da un lato l’attività agricola e l’allevamento intensivo hanno avuto un ruolo fondamentale nei processi di desertificazione, ne sono oggi, inevitabilmente anche le prime vittime.
Con l'aumento delle temperature globali e l'espansione della popolazione umana aumenta il degrado del suolo che un tempo era coltivabile e quindi le zone del Pianeta vulnerabili alla desertificazione. Le zone aride rappresentano oltre il 40% della superficie terrestre ed è qui che si concentrano le maggiori preoccupazioni. Circa 2 miliardi di persone vivono nelle terre aride vulnerabili alla desertificazione, e questo, secondo l’ONU, potrebbe portare a circa 50 milioni di sfollati entro il 2030.

Quali sono le zone più colpite dalla desertificazione? 
Sono 100 i paesi più colpiti e sono soprattutto quelli in cui l'agricoltura di sussistenza è la principale fonte di cibo. Secondo l'Atlante mondiale della desertificazione della Commissione europea, oltre il 75% della superficie terrestre è già degradato e oltre il 90% potrebbe esserlo entro il 2050. Le cause del degrado del suolo sono molteplici e variano a seconda dei luoghi. Nelle regioni dell'Uzbekistan e del Kazakistan l'uso eccessivo di acqua per l'irrigazione agricola è uno dei principali responsabili. Nella regione africana del Sahel, delimitata dal deserto del Sahara a nord e dalle savane a sud, la crescita della popolazione ha causato un aumento della raccolta della legna, dell'agricoltura illegale e del disboscamento per le abitazioni.
Anche in Europa la desertificazione avanza e colpisce l'8% del territorio, in particolare nell'Europa meridionale, orientale e centrale. Un territorio di circa 14 milioni di ettari che interessa tredici Stati membri: Bulgaria, Cipro, Croazia, Grecia, Italia, Lettonia, Malta, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ungheria.

L’impegno contro la desertificazione
Nel 1994, le Nazioni Unite hanno stabilito la Convenzione per la lotta alla desertificazione (UNCCD): 122 paesi si sono impegnati a raggiungere obiettivi di neutralità del degrado del suolo. L'UNCCD ha anche promosso la Great Green Wall Initiative, con lo scopo di ripristinare 100 milioni di ettari di terreno arido in 20 paesi in Africa entro il 2030. Questo progetto attualmente si è ulteriormente evoluto verso l'idea di sostenere i piccoli agricoltori nella gestione della terra per massimizzare la raccolta dell'acqua (tramite barriere di pietra che ne riducano il deflusso, ad esempio) e favorire la ricrescita naturale di alberi e vegetazione.
Anche nel nord della Cina vengono piantati alberi lungo il confine del Deserto del Gobi per impedirne l'espansione poiché l'agricoltura, il pascolo e l'urbanizzazione, insieme ai cambiamenti climatici, hanno rimosso la vegetazione tampone. Questi sforzi implicano la collaborazione con gli agricoltori per salvaguardare i terreni coltivabili, riparare i terreni degradati e gestire le risorse idriche in modo più efficace. 
Anche l’Unione Europea è impegnata nella tutela del suolo e per promuoverne un uso sostenibile, e tiene in considerazione questi impegni al momento di elaborare proposte in materia di energia, agricoltura, silvicoltura, cambiamenti climatici, ricerca e altri settori.

Una Giornata per combattere la desertificazione e la siccità
Conosciuta fino al 2019 come la Giornata mondiale per combattere il fenomeno della desertificazione, la “Giornata della desertificazione e siccità” si celebra il 17 giugno di ogni anno, ed è nata nel 1995 su iniziativa delle Nazioni Unite per promuovere gli sforzi internazionali nel combattere la desertificazione e gli effetti della siccità.
Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo dell’Convenzione ONU per Combattere la Desertificazione (UNCCD) sottolinea come anche questi sforzi possano contribuire alla ripresa economica post COVID-19: “Investire nel ripristino della terra crea posti di lavoro e genera benefici economici e potrebbe fornire mezzi di sussistenza in un momento in cui si stanno perdendo centinaia di milioni di posti di lavoro. Le iniziative di ripristino intelligente del territorio sarebbero particolarmente utili per le donne e i giovani, che spesso sono gli ultimi a ricevere aiuti in tempi di crisi. Mentre entriamo nel decennio delle Nazioni Unite per il ripristino dell’ecosistema, abbiamo una reale possibilità di ripresa dalla pandemia di Covid-19. Se i paesi possono ripristinare i quasi 800 milioni di ettari di terra degradata che si sono impegnati a ripristinare entro il 2030, possiamo salvaguardare l’umanità e il nostro Pianeta dal pericolo incombente“.
Inoltre, l’inclusione di un obiettivo specifico negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU al 2030 (15. Vita sulla Terra. “Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica”), riflette l’impegno della comunità internazionale a compiere progressi nel ripristino del suolo e nell’invertire il suo degrado.  

Il contributo di Oikos
Oikos si impegna concretamente per ridurre gli effetti negativi di desertificazione e siccità: lo facciamo in stretta collaborazione con le comunità locali, attuando insieme soluzioni alternative, sostenibili e replicabili: mappe e piani d’uso del suolo, agricoltura climate smart, analisi idrogeologiche, realizzazioni di infrastrutture idriche per portare l’acqua a chi non ce l’ha. Scopri di più qui.


Fonti principali
Commissione Europea (2018) – Nuovo Atlante Mondiale della desertificazione
NUNEZ, C. (2019, maggio 31). Desertification, explained. Tratto da Sito web National Geographic
Stoppato Marco, B. A. (2001). Deserti. Milano: Arnoldo Mondadori Editore.

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