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La doppia vita delle Meduse


Dopo 80 anni ricompare in Adriatico Drymonema dalmatinum, medusa gigante e molto rara avvistata in Mar Mediterraneo solo altre due volte dopo la sua scoperta nel 1880. Il mistero dietro la sua ricomparsa va cercato nella particolare biologia di questi animali

Si fa presto a dire medusa. Lo sanno bene i biologi marini dell'Università del Salento e Cnr-Ismar ai quali arrivano segnalazioni sulla presenza di questi animali da ogni parte del Mediterraneo. Le ultime riguardano proprio Drymonema dalmantium, la medusa cavolfiore avvistata tre volte negli ultimi giorni nel Golfo di Trieste. Descritta per la prima volta nel 1880 dal naturalista tedesco Heckel che la osservò sulle coste della Dalmazia, non fu più avvistata fino alla metà del secolo scorso per poi fare la sua ricomparsa nel 2014 e in questi ultimi giorni sempre nell’Adriatico settentrionale. L’eccezionalità di questo avvistamento non sta soltanto nella rarità di questa medusa, ma anche nella sua maestosa bellezza: l’esemplare catturato nelle immagini dei ricercatori dell'Area Marina Protetta di Miramare misura circa 40 cm di diametro, ma un esemplare adulto può raggiungere anche il metro. Le immagini dei ricercatori, inoltre, l’hanno immortalata mentre si stava cibando di due esemplari di un’altra medusa (un polmone di mare, Rhizostoma pulmo). Drymonema, così come molte meduse, è infatti medusivora, si ciba di altre meduse che cattura con i suoi tentacoli (molto) urticanti.

È naturale chiedersi come sia possibile che un animale faccia la sua comparsa nei nostri mari solo ogni 80 anni e dove possa stare nascosto tutto il resto del tempo. La risposta, non meno affascinante del mistero che spesso avvolge questi animali, è da cercarsi nella loro biologia. 
Le meduse appartenenti al genere Drymonema fanno parte della classe degli “scifozoi”, una delle classi a cui appartengono tutti gli organismi chiamati Cnidari (o celenterati) ossia meduse, coralli e anemoni di mare. Tutti questi animali sono accumunati da una particolare caratteristica: la presenza di tentacoli ricoperti da piccolissime cellule urticanti, chiamate “cnidociti” responsabili delle tanto fastidiose e, a volte, pericolose punture, ma altrettanto indispensabili per mantenere in vita questi incredibili animali. È infatti grazie al loro potere “paralizzante” che organismi, privi di un vero tessuto muscolare e incapaci di nuoto attivo come le meduse, possono nutrirsi catturando le loro prede. I Cnidari sono organismi estremamente antichi, vivono su questo Pianeta da almeno 500 milioni di anni e rappresentano pertanto uno degli esempi di successo evolutivo più incredibili di sempre. Il loro ciclo di vita è anche la risposta al mistero della comparsa tanto rara quanto inaspettata della medusa gigante Drymonema.


Gli scifozoi infatti conducono una vera e propria doppia vita nella quale passano da una forma a riproduzione sessuata a una a riproduzione asessuata. La medusa cavolfiore gigante passa moltissimo tempo in una di queste due forme, quella meno visibile.


La medusa adulta ha la tipica forma a “paracadute” con i tentacoli che pendono verso il basso. La bocca di questi animali si trova esattamente al centro del disco - chiamato ombrella – in mezzo alle braccia orali, che hanno la funzione di catturare e portare il cibo alla bocca: da qui, oltre ad entrare, una volta digerito esce sotto forma di scarto. Dalla cavità boccale però escono anche i gameti (le cellule riproduttive, maschili o femminili in base al sesso della medusa) che, una volta espulsi, inizieranno a viaggiare trasportati dalla corrente finché non raggiungeranno una cellula gametica del “sesso opposto” e avverrà così la fecondazione. Dalla fecondazione, nella maggior parte degli scifozoi però non nascerà subito una medusa, ma una larva, chiamata planula (un piccolissimo “fagiolino ciliato”). Se fortunata, non verrà mangiata e si depositerà sul fondale per svilupparsi nella forma bentonica (che vive attaccata al substrato) nella quale potrà passare anche moltissimo tempo, in base alla specie di medusa a cui appartiene. In questa fase della sua vita, prende il nome di “polipo” (non polpo, che è invece un mollusco).


La soluzione del mistero della medusa che compare all’improvviso nei nostri mari dopo essere stata assente anche per quasi 100 anni sta quindi in questa piccolissima creatura: il polipo. In questa fase della vita, infatti, gli scienziati pensano che Drymonema dalmatium passi la maggior parte del suo tempo, in attesa delle migliori condizioni per continuare il suo ciclo vitale e trasformarsi in medusa adulta. E così il ciclo continua e il piccolo polipo, la cui forma ricorda un minuscolo fiorellino, inizia a “stratificare” e cresce secondo un processo che i biologi chiamano strobilazione. È così che quello che assomigliava ad un piccolo fiore diventa una sorta di pila di dischi che, una volta maturi, si staccano dal corpo del polipo (la colonna) sotto forma di “efìre”: queste, crescendo, diventeranno meduse adulte. E il ciclo ricomincia, così… da 500 milioni di anni.


Data la sua rarità, la probabilità di un incontro è talmente bassa da non rappresentare un reale pericolo: al contrario, le persone che la incontrano dovrebbero sentirsi fortunate, per il privilegio di osservare un vero e proprio tesoro del Mediterraneo
 

Photo: Liza Gomez Daglio / CC BY-SA

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