I record di deposizioni raccontano il successo della conservazione e le sfide del cambiamento climatico per la specie simbolo del Mediterraneo
L’estate 2025 in Italia è stata un’ulteriore stagione di successo per la tartaruga Caretta caretta. Le nostre spiagge continuano a vedere crescere il numero di deposizioni, ma la notizia più sorprendente arriva dalla Liguria con il nuovo record di nidi: ben undici, più del doppio rispetto ai cinque dell’anno scorso.
Caretta caretta, o tartaruga comune, è la specie di tartaruga marina più diffusa a livello globale ed è una delle tre specie presenti nel Mediterraneo insieme alla tartaruga liuto (Dermochelys coriacea) e alla tartaruga verde (Chelonia mydas), ma è l’unica nidificante in Italia.
Negli ultimi anni la sua presenza sulle nostre spiagge non solo è aumentata, ma si è spinta in regioni impensabili fino a pochi anni fa, come Liguria, Toscana ed Emilia-Romagna.
Cerchiamo di capire perché.
Diamo qualche numero
Fino a solo dieci anni fa, gi avvistamenti dei nidi di Caretta caretta erano piuttosto rari. Si contavano appena 30-40 nidi a stagione, ma oggi i numeri raccontano un cambiamento sorprendente: 454 nidi censiti nel 2023, 601 nel 2024 e, a metà del 2025, già oltre 220.
Non è solo una questione di quantità. La specie sta infatti ampliando il proprio areale: dalle tradizionali spiagge di Puglia, Calabria e Sicilia si sta spostando sempre più a nord: in Toscana (36 nidi solo quest’anno) fino persino alla Liguria, dove dal primo nido registrato nel 2021 si è arrivati a 11 nel 2025.
Un successo della conservazione, ma con nuove domande
L’aumento riflette l’efficacia delle misure di conservazione: più piccoli hanno raggiunto l’età adulta, e così è aumentato il numero di femmine nidificanti nel Mediterraneo. Ma se le femmine di tartaruga tendono a deporre le uova nella spiaggia dove sono nate, perché arrivano sempre più a nord, in zone lontane dai loro siti di nascita?
Clima che cambia, areali che si spostano
La risposta va cercata nel cambiamento climatico. Essendo rettili ectotermi, la loro temperatura corporea dipende dalla temperatura esterna: Caretta caretta, migratrice instancabile, sta ampliando la propria distribuzione dal Mediterraneo orientale (Grecia, Turchia, Libia) a quello occidentale, alla ricerca di temperature adatte alla sua sopravvivenza. Il Mediterraneo nord occidentale sta diventando un habitat sempre più favorevole. Un fenomeno che racconta due verità: da un lato il successo della conservazione, dall’altro l’impatto tangibile del riscaldamento globale sugli equilibri delle specie marine.
Nuove sfide per la conservazione
L’espansione di Caretta caretta lungo le nostre coste apre scenari complessi per la sua tutela. Un aspetto cruciale è la temperatura della sabbia, che non solo determina lo sviluppo degli embrioni, ma anche il sesso dei piccoli: con l’aumento delle temperature, nasceranno sempre più femmine (sotto i 28-29°C nascono maschi, sopra i 29-30°C nascono femmine), sbilanciando l’equilibrio tra i sessi e mettendo a rischio la stabilità della popolazione.
C’è poi un interrogativo aperto: se le tartarughe hanno già raggiunto la Liguria, cosa accadrà quando le acque si scalderanno ancora? Non ci sono spiagge più a nord dove spostarsi.
Infine, c’è la convivenza con l’uomo: l’Italia è ormai un’area chiave di deposizione, ma anche una delle mete turistiche più frequentate del Mediterraneo. Sempre più spesso i nidi vengono trovati accanto a lettini e ombrelloni: segno evidente che la gestione delle spiagge sarà un punto decisivo per il futuro della specie e degli ecosistemi marini.
Un simbolo da (continuare a) proteggere
Fino a pochi decenni fa, Caretta caretta era vicina all’estinzione nel Mediterraneo. Oggi è una specie protetta da tutte le principali convenzioni internazionali, tra cui la Direttiva Habitat, la Convenzione di Berna, firmate anche dall’Italia. Le minacce restano numerose: la distruzione dei nidi, l’ingestione di rifiuti, la cattura accidentale durante la pesca (bycatch), che ancora oggi rappresenta la principale causa di morte dovuta all'uomo. Progetti di conservazione come TartaLife e Turtlenest hanno contribuito a invertire la rotta, e oggi la popolazione mediterranea conta circa 10.000 femmine nidificanti. La IUCN oggi classifica la specie come Least Concern, ossia a rischio minimo di estinzione.
La tartaruga comune è ormai una presenza fissa sulle nostre spiagge: se, da una parte, vederla è uno spettacolo indimenticabile, prendersene cura è un’enorme responsabilità. Anche se, come abbiamo visto, la sua condizione è migliorata nel corso del tempo, c’è ancora molto da fare. Proteggerla significa proteggere anche le nostre coste, il nostro mare, la nostra casa comune. Fronteggiando le sfide sempre più urgenti del cambiamento climatico.
Riferimenti
Il mondo delle tartarughe marine, tra un mare che cambia e interventi di conservazione – Legambiente e Stazione Zoologica Anton Dohrn
Tartapedia
Acquario di Genova
TartaLife
IUCN Italia
ARPA Toscana