COP30 sta per cominciare. Ma dove eravamo rimasti? E cosa aspettarci?

Può essere un momento decisivo per passare dall’impegno all’azione, ma le sfide sono parecchie. Perché?

Alla COP29 (Convenzione delle nazioni Unite sui cambiamenti climatici) di Baku il mondo aveva fatto un passo avanti per la lotta alla crisi climatica. Ma non abbastanza.
Perché sì, è stato fissato un nuovo obiettivo di finanza climatica (almeno 300 miliardi l’anno entro il 2035 per sostenere i Paesi più vulnerabili), e si è parlato molto di adattamento e resilienza, ma poco di una chiara, concreta riduzione delle emissioni per abbandonare i combustibili fossili.
Insomma: qualche progresso c’è stato sì, ma il gap tra impegni formali e azioni è ancora enorme.
E ora COP30 è alle porte, e può essere un momento decisivo per passare dall’impegno all’azione. Il tema centrale sarà l’adattamento: e già questa è di per sé una sfida, perché ad oggi non abbiamo ancora indicatori e strumenti per misurarlo. COP30 dovrà quindi definire dei metodi condivisi per arrivare a una visione collettiva di cosa significa davvero adattarsi alla crisi climatica.

Le sfide sono parecchie. Perché?

1. Molti Paesi non sono ancora allineati al percorso per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C. E le decisioni prese finora restano spesso poco tradotte in azioni concrete e su larga scala.
2. I Paesi del sud del mondo chiedono più risorse, ma l’erogazione e l’accesso restano un collo di bottiglia.
3. I piccoli Stati insulari e le popolazioni indigene sono i meno responsabili, ma i più colpiti: è essenziale evitare che vengano lasciati indietro.
4. Abbandonare i combustibili fossili è politicamente ed economicamente complesso, soprattutto per i Paesi dipendenti da questi settori.

Una cosa è certa: deve aumentare l’ambizione dei Paesi negli impegni per ridurre le emissioni, nel garantire finanziamenti accessibili, nell’aumentare gli investimenti per la transizione energetica. E sarà anche cruciale assicurare che la giustizia climatica diventi parte integrante delle politiche climatiche, coinvolgendo comunità locali e popolazioni indigene.

Perché senza azioni concrete, 1,5°C rimane solo un numero.
COP30 può essere il momento della svolta. Ma servirà il contributo di tutti: governi, imprese e cittadini.